Ancora una ricerca dello studioso acese Aurelio Grasso dedicata ai Cappellani militari dell diocesi di Acireale operanti nei fronti della grande guerra. Sacerdoti sempre pronti a confortare e alleviare le sofferenze di tanti soldati nell’inferno della trincee.
I CAPPELLANI MILITARI DELLA DIOCESI DI ACIREALE NELLA GUERRA 1915-18 I “Soldati di Dio” così come venivano chiamati i Cappellani Militari vennero ufficialmente costituiti dal Capo di Stato Maggiore, Generale Luigi Cadorna, con una circolare del 12 Aprile del 1915, nella quale si stabiliva di assegnare ad ogni reggimento di fanteria, ed altri corpi di terra, un Cappellano Militare per l’assistenza religiosa dei soldati. La loro presenza veniva altresì assegnata anche negli ospedali sia fissi che da campo con lo scopo, in questi specifici luoghi, di assistenza ai malati e feriti, spesso in gravi condizioni, e per dare l’estrema unzione a quanti purtroppo cadevano vittime degli scontri. Nel Giugno dello stesso anno si definì organicamente l’ordinamento ecclesiastico all’interno delle Forze armate e ad essi si diedero anche i gradi. Ritroviamo così i Vescovi da campo equiparabile per trattamento ad un Maggiore Generale; seguivano i Cappellani Vicari tre in tutto; e a seguire i Coadiutori, i Cappellani d’Armata, ed infine il Cappellano ordinario equiparato quest’ultimo ad un Tenente. Nel novembre del 1915 si stabilì che i Cappellani dovevano indossare l’abito talare e sullo stesso porre le stellette a cinque punte e sul braccio la Croce Rossa su fascia bianca. Successivamente anche i Cappellani indossarono la divisa grigio verde comune agli ufficiali, ovvero con tasche sui lati e sul petto, il distintivo del reparto assegnato sul berretto e la fascia internazionale della Croce Rossa sul braccio. Se questo e quanto accadeva ai sacerdoti che avevano già dato i loro voti, ben diversa era la situazione per quanti non avevano ancora professato il diaconato o sacerdozio. I seminaristi, chierici e novizi, tanto secolari, quanto regolari, non ebbero alcun trattamento distintivo dagli altri arruolati, e sebbene la loro vocazione fosse quella di servire Dio si ritrovarono con un arma in mano insieme al altri ragazzi e uomini che diversamente da loro vivevano una vita da laico. La storia riporta che questi furono tra i vari reparti di terra e di mare, Cattolici e non circa 2500, e ben presto si rivelarono insufficienti anche alle più semplici necessità essendo il loro rapporto di uno su tremila circa. Il Cappellano militare non di rado si ritrovò a celebrare Messa all’aperto, a perdonare centinaia di soldati che si pentivano in cuor loro dei loro peccati nell’imminenza di una battaglia, e a dare l’estrema unzione di massa a centinaia di caduti nei durissimi scontri. Molti di loro, al pari di quei ragazzi che confortarono, non fecero più ritorno caduti per colpa delle granate, colpiti da un cecchino anche se portavano una vistosa fascia che li rendeva riconoscibili. In questo contributo realizzato grazie alla disponibilità dei funzionari della Curia di Acireale che ringraziamo con il nostro beneamato Vescovo Mons. Antonino Raspanti, i Frati Minori che già da tempo avevano messo a loro disposizione la documentazione presente nella loro Curia Generalizia in Palermo ed altri ancora che per espresso desiderio hanno voluto mantenere il riserbo e l’anonimato. Ringrazio altresì D. Giuseppe Russo per le schede sui Sacerdoti acesi e quanti, anche non citati hanno dato il loro prezioso apporto anche con semplici segnalazioni. ©Aurelio Grasso # Acireale # WW1 # Cappellani Militari.
Il 10 aprile 1982, all’età di 91 anni, chiudeva la sua lunga e operosa giornata terrena il Sac. Alfio Chiarenza.
Nato nel 1891 ad Aci S. Filippo, venne ordinato sacerdote nel 1915 e subito dopo fu chiamato a svolgere il servizio militare nella Sanità durante la guerra 1915-18. Rientrato in diocesi alla fine della guerra per alcuni anni svolse un impegno educativo al Collegio S. Michele di Acireale.
Nel 1923 venne incaricato dal Vescovo a reggere la nuova Parrocchia di Lavinaio e dopo 10 anni di lodevole ministero fu trasferito nel suo paese natale, ad S. Filippo, dove esercitò il ministero di Parroco sino al 1965.
Sacerdote colto e zelante si distinse per la dedizione al suo gregge e per la limpidezza della sua condotta sacerdotale. Dimessosi per l’età e per le precarie condizioni di salute, venne ospitato presso l’OASI di Aci S. Antonio e ivi rimase sino alla morte, assistito con tanta esemplarità e con fraterno amore dalla famiglia dell’OASI.
Bollettino diocesano, Anno LXXXVIII (1982), n. 1/4, pag.32
CRISTINA GIUSEPPE
La mattina del 9 ottobre 1977, all’O.A.S.I. Maria SS. Assunta, il Sac. Giuseppe Cristina ha concluso il suo lungo cammino terreno. Aveva 87 anni. Fu un uomo veramente eccezionale per bontà d’animo, costante preghiera, prontezza al servizio, gioiosa amicizia, nascosta sofferenza, totale povertà. Non sembrava possibile che al di là di quel suo tratto caratteristico che poteva apparire scanzonato o superficiale, potesse vivere un animo profondamente sacerdotale, messo in piena luce dagli ultimi mesi di sofferenza.
Ebbe una giovinezza travagliata e provata per l’esperienza della guerra. Nel 1911 partecipò, in Africa, alla terrificante battaglia delle”Due palme». Ordinato sacerdote da Mons. Arista nell’avvento del 1914, fu di nuovo mobilitato dal 1915 al 1919. Fu cappellano e poi parroco in S. Caterina (Acireale); infine, per 31 anni, parroco nella parrocchia Maria SS. del Carmelo in Acireale. Gli ultimi suoi dieci anni li trascorse all’O.A.S.I., ove si distinse per generosità e zelo pastorale (aiutava i confratelli di diverse parrocchie), per serenità dl spirito, cordialità di rapporti, fortezza nel dolore, devozione filiale alla Vergine. «Soffrire, offrire, attendere» è stato il suo programma sacerdotale negli ultimi mesi della malattia. I funerali furono una dimostrazione quasi unica di solidarietà sacerdotale; erano presenti gli Ecc.mi Mons. Bentivoglio, Mons. Cannavò, Mons. Di Salvo, Mons. Costanzo e quasi tutti i sacerdoti della diocesi.
Bollettino diocesano, Anno LXXXIII (1977), n. 4, pag.147