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Piccola storia di Jaci – I compiti della Deputazione descritti dal can. Vincenzo Raciti Romeo

Nel 1930 il Can. Raciti Romeo, cappellano della Reale Cappella di Santa Venera e membro del Capitolo della Collegiata Cattedrale , inviava una relazione al podestà della città di Acireale. Nella lettera descriveva le origini e le caratteristiche civiche della Deputazione della Reale Cappella:

La Deputazione della Reale Cappella di S. Venera di questa Città non ha alcun carattere di Confraternita.
Essa è una istituzione municipale costituita, in origine dal Municipio allo scopo di custodire l’artistica statua di argento della Santa Patrona.

La Deputazione aveva il compito di amministrare l’ingente patrimonio lasciato da cittadino romano Trojlo Sanglimbene:

 La Deputazione predetta acquistò maggiore stabilità per effetto della eredità conseguita dal Signor Trojlo Saglimbene cittadino romano domiciliato in Acireale, il quale per suo testamento del 14 Agosto, indizione XI. 1659*, rogato dal notaro Erasmo Costarella di Acireale istituì i Deputati di S. Venera eredi universali di tutti i suoi beni, con la condizione “Che statim sequta la sua morte, con lo intervento e consenso del suo Fidecommissario et Executore testamentario mastro Paolo Grasso di quondam Alfio.

L’utilizzo dei beni era materia esclusiva dei Deputati:

Et vuole et comanda detto Testatore che nella venditione di detti beni, spedizioni di Mandati di expentioni, per la factura di detta Cappella, non si possa inserire il Vescovo né il Vicario; ma che solamente li detti Deputati et Fidecommissario possiano et vogliano liberamente fare tutto quello che sarrà necessario.

Le disposizioni testamentarie di Sanglimbene venivano approvate dal Vescovo di Catania nel corso della Sacra Visita del 1669

Le disposizioni testamentarie per la fabbrica della Cappella di S. Venera, con sepolture e stemma familiare del Testatore, e per la fondazione di una Cappella di diritto Patronato laicale della Deputazione municipale della Cappella della Santa Patrona (che indi fu decorata col titolo onorifico di Reale Cappella) con annesso diritto alla Deputazione predetta di presentare allo Ordinario diocesano, nel caso di vacanza del Cappellano, in conformità dei sacri canoni, la terna per la investitura canonica del nuovo Cappellano, furono approvate il 16 Settembre 1669 che Mons. Michelangelo Bonadies Vescovo diocesano con decreto in corso di Sacra Visita registrato in detto giorno nella Curia ecclesiastica di Acireale e notificato al Vicario Foraneo di questa città.

La Deputazione presentava regolarmente i bilanci presso la Commissione Provinciale Amministrativa. Risultava iscritta alla REGIA PREFETTURA DI CATANIA AFFARI SPECIALI DELLE OPERE PIE e BILANCI DELLE OPERE PIE almeno fino al 1903 come si evince dagli elenchi conservati all’Archivio di Stato di Catania.

Le attribuzioni della Deputazione della Real Cappella della Santa Patrona sono:

1° L’amministrazione delle rendite della medesima, che secondo i bilanci approvati dalla Giunta Provinciale Amministrativa di Catania risultano, su per giù, dal 1892 al 1929, nella somma di lire 1486 di introito – Lire 1314 di esito e lire 172 di fondo cassa.
2° Solennizzare le feste della Santa nel 26 Luglio e 14 Novembre di ogni anno secondo le deliberazioni relative del Municipio.
3° Custodire la Statua, il Tesoro e il Ferculo della Santa.
4° Presentare all’Ordinario, in caso di rinunzia o morte del Cappellano, la terna della nomina del successore, la quale nomina si deve cadere tra i Canonici effettivi del Duomo, per consuetudine immemorabile.

Il Cappellano veniva scelto dal Vescovo su una terna proposta dai Deputati che in ogni caso doveva far parte dei Canonici del Capitolo della Cattedrale e aveva i seguenti compiti:

Il Cappellano canonicamente eletto dall’Ordinario diocesano con tutti i diritti e obbligazioni a mente della fondazione ed inerenti a tale officio, ha le attribuzioni di custodire a chiave, dentro la Cappella, le Sacre Reliquie della Santa Patrona e celebrare tutte le funzioni di culto in onore della Santa che sono fondate o richieste dai fedeli con le loro offerte. – In virtù del canone 1493 del Codice di Diritto Canonico, il Vescovo diocesano ha il diritto di vigilanza sulla detta Cappellania, la quale essendo stata approvata dall’autorità ecclesiastica, le compete in Jure Beneficii nomen in conformità del canone 1412.

estratto della relazione al podestà di Acireale rintracciata nell’archivio storico di Acireale dallo studioso Aurelio Grasso.

Nella foto il Can. Raciti Romeo giovane sacerdote – foto Accademia degli Zelanti.

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