1940 primo Natale di guerra, i cannoni tuonano lontano. Ad Acireale si respira, ancora , una certa atmosfera natalizia, anche se in maniera più raccolta ed intima. I falò non vengono accesi, come non ci sono le luminarie esterne nelle varie chiese, le attivita esterne sono proibite. Gli acesi, nelle loro case, allestiscono il presepe con i pastori di terracotta e i Bambinelli di cera e le vanno nei giardini alla ricerca di felci (filici), del muschio (u lippu) e dell’asparago pungente (a sparacogna), tutti accessori necessari per ricreare una scenografia della campagna etnea. I pastori principali a cui gli acesi prestano amorevoli attenzioni sono: Jnnaru, a viddanedda, u scarpareddu , u picuraru e u piscaturi, solo per citarne alcuni.
il dott. Fichera, in questi momenti difficili per le sorti della nazione, i nostri soldati annaspano sul fronte Greco – Albanese, non rinuncia al suo articolo dedicato al Natale e alle sue tradizioni.
Piccolo o grande che sia, ricco o povero, sotto i rami di pioppo e di erba spina, tra le minuscole macchie di lichene, accoglie la stalla mistica con la Madonna e San Giuseppe adoranti, l’asinello e il bove che riscaldano, con il fiato, il giaciglio per il Pargolo ignudo, la stella di stagnola sul tetto, e poi il pecoraio con il suo gregge all’addiaccio, il pastore che reca l’agnello, la contadina che porta il cesto di frutta, tutto il corteo di villici che accorre ad offrire il cuore e doni, e tutti i personaggi che la fantasia popolare ha voluto metterci: il cacciatore , la vecchia che fila, l’arrotino, il pescatore ed il vecchio ed immancabile “Gennaro”. Mele, fichidindia e mandarini sono disposti in bell’ordine, come offerta dei bimbi della casa e i bioccoli di bambagia e polvere di gesso per dar l’idea della neve, e le candele ogni sera per cantare la novena quando la cornamusa arriva.
da il “Popolo di Sicilia” 22 dicembre 1940
