Alla fine di dicembre del 1938 un giovane universitario acese si vede recapitare una comunicazione dove gli si comunica la sospensione della tessera del GUF per sei mesi. Il giovane pensa che il motivo di tale provvedimento sia la mancata partecipazione ad una adunata e nei giorni seguenti manda una raccomandata al segretario del GUF di Catania dove , in modo maldestro , giustifica l’assenza.
La sospensione provvisoria della tessera era una macchia nella carriera di un universitario in quando veniva riportata nei fogli matricolari e nella cartella personale.
La lettera di giustificazione ottiene un inasprimento delle misure, infatti il giovane convocato alla segreteria del GUF di Catania apprende il ritiro della tessera del GUF e della tessera del PNF. Questo provvedimento ha come conseguenza immediata il non poter sostenere più esami universitari.
Nel frattempo salta fuori il vero motivo di questo accanimento! a metà di dicembre il ragazzo membro della FUCI di Acireale pubblica sul giornale diocesano la “Buona Novella” alcuni articoli. Questi articoli non sfuggono agli occhi del federale Pietrangelo Mammano che interpreta gli scritti come un attacco a due gerarchi locali.
L’intervento del vescovo di Acireale, mons. Russo, presso il federale di Catania ottiene esito negativo. Mammano ancora una volta rincara la dose al povero giovane decretando l’espulsione dal partito, che equivale a quel tempo a una morte civile.
La vicenda fortunatamente volge a un lieto fine soltanto nel settembre del 1940 dopo l’allontanamento del federale Mammano ad altra sede, la nomina del nuovo segretario politico acese Filetti e gli interventi del vescovo e del suo segretario don Paolo Randazzo.
Foto: Gruppo della FUCI di Acireale – 1933 tratta dalla Voce dello Jonio
