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Proposte per il post emergenza: un parcheggio?

Una necessaria premessa. Ieri sera in consiglio comunale è emersa una presa di distanza dalle scelte del Sindaco da parte del capogruppo della maggioranza consiliare. Un intervento sentito ed accorato ma dai toni giusti e dal linguaggio chiaro e severo. A mio avviso non è facile fare interventi così dal lato della maggioranza che porta con sé la responsabilità amministrativa. Un’autocritica neanche tanto velata. Un mio personale plauso va perciò al consigliere comunale Francesco Coco e mi auguro che le sue parole possano trovare eco in chi – oggi – decide. Lo vedremo.

Ma ieri è stata anche la giornata in cui è riemersa, con particolare evidenza, la difficoltà che abbiamo nel pianificare la rigenerazione dei beni comuni cittadini (intesi qui nel senso di insistenti in città) ed abbiamo appreso della proposta indirizzata al nostro sindaco, da parte dell’avv. Santo Primavera, di realizzare un parcheggio nei locali dell’IPAB Santonoceto di Corso Umberto alto.

E’ certamente una proposta legittima. Mi sia però consentito legittimamente di dissentirne, senza voler male a nessuno. Nella nostra Acireale si dimentica troppo spesso che a fare comunità non sono solo le Istituzioni e le categorie economiche, ma anche molti altri soggetti attivi. Le discussioni sulla ZTL di questi giorni sono lì a dimostrarlo.

In quella struttura, limitrofa alla villa Belvedere, di cui sembra costituire quasi un prolungamento, pensare oggi ad un parcheggio significa ignorare programmi di inclusione finalizzati anche al miglioramento della fruizione dei locali da parte dei cittadini e far passare in secondo piano il beneficio dell’aumento della qualità della vita di noi tutti.

I parcheggi si fanno fuori dal centro. Capisco però che si può generare tanta confusione quando un centro viene ridotto a periferia annerita e imbruttita, come spesso mi appare il nostro se escludiamo le belle basiliche e la piazza Duomo.

Le Ipab negli anni hanno mancato clamorosamente la capacità di stare al passo del sociale cittadino al servizio del quale erano state pensate e faticano ancora oggi a farlo.

Certo è che sorgono delle domande sul fatto che un parcheggio lì possa rappresentare l’interesse della collettività meglio ad es. di orti collegati ad attività economiche con finalità inclusive oppure anche ad altre attività. Quante cose si potrebbero fare: dall’agricoltura sociale, alla cultura a spazi per il co-working di giovani, ecc. il tutto gestito con l’aiuto di giovani vulnerabili che potrebbero trovarvi occasioni di dignità e socializzazione.

Quelli che in città latitano, e mi spiace un po’ doverlo sempre sottolineare da qui. Non dovrei essere il solo a farlo, davvero.

Purtroppo manca uno sguardo che penetri questi bisogni della città, che sappia condividerli con gli stakeholder individuati o da individuare e trovi insieme a loro proficue condivisioni e co-responsabilità.

In questo periodo complesso di crisi della fiducia reciproca tra cittadini e tra cittadini ed istituzioni, mi auguro che si faccia una scelta diversa. Forse c’è bisogno di mantenere dritto lo sguardo sui bisogni dei più deboli cercando di vivere la differente visione di città in maniera creativa, utilizzandola come occasione di incontro con l’altro.

Nello Pomona

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