mercoledì, Aprile 24, 2024
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PSYCO

 

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Titolo originale: Psycho

Anno: 1960

 Nazione: Stati Uniti d’America

 Durata: 109 min

Regia: Alfred Hitchcock

Musiche: Bernard Herrmann

Cast: Anthony PerkinsJanet LeighJohn GavinJohn McIntirMartin BalsamSimon OaklandVera Miles

Alfred Hitchcock fu uno dei massimi esponenti, Iniziò a lavorare nel mondo dello spettacolo negli anni venti ma la sua carriera ebbe una svolta decisiva in America dove operò a partire dagli anni quaranta sino a metà degli anni settanta. Nel 1960 diresse il suo film, forse più famoso: “Psycho“, tratto da un romanzo di Robert Bloch.

La storia narra di una giovane donna, Marion (Janet Leigh), che scappa dalla sua città con quarantamila dollari rubati e si rifugia in un motel dove la attenderà una sorte crudele. Più tardi il suo fidanzato (John Gavin), insieme a sua sorella (Vera Miles), svolgeranno indagini per scoprire cosa sia accaduto. Psycho premiò con il successo l’ottima interpretazione di Anthony Perkins perfettamente immedesimato nel ruolo dello psicopatico Norman Bates, ruolo che gli rimase incollato addosso come un vestito, infatti interpretò successivamente in altri film la figura del pazzo. Janet Leigh era allora l’attrice più nota del cast e rese questo film un po’ particolare poiché ella moriva dopo soli quaranta minuti dall’inizio della pellicola. Hitchcock fece come era sua abitudine, la sua solita comparsa scaramantica all’inizio della vicenda. La storia narra di una giovane donna, Marion (Janet Leigh), che scappa dalla sua città con quarantamila dollari rubati e si rifugia in un motel dove la attenderà una sorte crudele. Più tardi il suo fidanzato (John Gavin), insieme a sua sorella (Vera Miles), svolgeranno indagini per scoprire cosa sia accaduto.

Il film, girato in bianco e nero, è un’icona della suspense; oltre la celebre scena della doccia, che è una pietra miliare nella storia del thriller cinematografico riprodotta in altri film minori di altri registi, ci sono altri elementi (il cupo, tetro, isolato motel che dà quasi l’impressione di essere abbandonato, l’inquadratura della porta della cantina che al personaggio sembra la via migliore per nascondersi, agli occhi dello spettatore è semplicemente il peggior posto dove potrebbe rifugiarsi, il teschio della madre seduta sulla sedia girevole, la morte del detective privato) che messi insieme fanno di Psycho un capolavoro del thriller, infatti il film non è ricordato tanto per le interpretazioni, anche se quella di Perkins è magistrale, non è ricordato per il libro da cui è tratto e nemmeno per la storia in se ma per la suspense,  per l’angoscia che suscita.

Il regista utilizza un particolare tipo di inquadratura in due sequenze differenti del film:
1) l’assassinio dell’investigatore
2) Il momento in cui Norman trasporta la madre in cantina
Entrambe le scene si svolgono nello stesso punto (in cima alle scale) ed ambedue sono realizzate con un’inquadratura dall’alto per celare il viso della vecchia madre; tutto ciò accade senza che lo spettatore se ne renda conto. Nella prima scena l’investigatore sale le scale e l’effetto di suspense è notevole poiché il pubblico sa che in quella casa c’è un assassino, tale effetto è aumentato dallo spiraglio di luce proveniente dalla camera da letto. In quel momento lo spettatore è al culmine della tensione e di conseguenza non fa caso al fatto che la telecamera si è spostata in alto per far vedere l’omicidio da una prospettiva in cui non si nota il volto dell’assassino. Nella scena del trasporto della madre si ripete lo stesso espediente con la differenza però che qui lo spettatore non si accorge del cambio dell’inquadratura, non per la suspense ma per l’attenzione prestata al dialogo tra Perkins e la “madre”.

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