Oggi, 12 aprile 2015, è la giornata dell’indignazione. Simbolicamente davanti al cancello della villa Belvedere per rialzare il pastorello Aci. Quel sasso che lo uccide simbolicamente è stato lanciato alla dignità degli acesi liberi, quel sasso mortale che ha colpito il pastorello ancora oggi continua a far male.
Rialziamo Aci, rialziamo il pastorello che, ucciso da sentimenti ostili come l’invidia e la gelosia, è da troppo tempo riverso tra le braccia di Galatea. La Galatea innamorata, che ama l’umile pastorello e fa arrabbiare il potente Polifemo. Simbolicamente tanti pastorelli senza potere, tante Galatea innamorate oggi si incontrano alla villa Belvedere, il giardino dell’amore puro, dell’amore contro la potenza maligna del ciclope.
Ma chi è oggi quel Polifemo che uccide il pastorello? Forse l’incompetenza e la corruzione? Forse l’incapacità di produrre amore? Forse il denaro? E quanti pastorelli saremo davanti al cancello di quel pezzo di storia d’amore? E quante Galatea saranno ancora innamorate dell’amore puro e cacceranno via il potente e volgare ciclope?
Oggi è il giorno dell’indignazione acese, il giorno in cui, finalmente, tutti i liberi cittadini si incontreranno per ricordare alla città smemorata che quel luogo non è della politica, non è della burocrazia, non è dell’inefficienza e dell’incapacità, la villa Belvedere è il luogo dei bambini, il luogo dell’amore, il parco dove andare a fare una passeggiata dimenticando per un attimo quel sasso sullo stomaco che è rappresentato dall’inefficienza e dall’incapacità.
Non resta altro che toglierci, tutti insieme, quel sasso dallo stomaco e rispedirlo al potente ciclope. Un gigante che, oggi più che mai, crede di poter determinare tutto con la forza e con la violenza. Oggi più che mai Galatea dovrà riabbracciare il suo pastorello e con le poche dita che le rimangono mandare a quel paese chi non l’ama e vuole solo possederla.
Oggi è il giorno dell’indignazione. Oggi è il 12 aprile 2015 la giornata del pastorello Aci che si rialza, la giornata di Galatea che smette di piangere, la giornata di mandare “affanculo” la brutalità dei ciclopi.
(mAd)
