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settantanni, ad Auschwitz la memoria è orrore

KZ Auschwitz, Einfahrt

 

Il complesso di campi di concentramento di Auschwitz fu il più grande realizzato dal regime nazista. Esso comprendeva tre campi principali, tutti destinati inizialmente ai prigioneri selezionati per i lavori forzati. Uno di essi, però, funzionò anche come centro di sterminio per un periodo piuttosto lungo. I campi erano situati circa 45 chilometri ad ovest di Cracovia. Le autorità delle SS crearono tre campi: Auschwitz I, nel maggio del 1940; Auschwitz II (anche chiamato Auschwitz-Birkenau) all’inizio del 1942; e Auschwitz III (o Auschwitz-Monowitz) nell’ottobre del 1942. Nell’ospedale di Auschwitz I, nel Blocco (o Edificio) 10, i medici delle SS effettuarono esperimenti pseudo-scientifici su neonati, su gemelli, su pazienti affetti da nanismo, sottoponendo molti adulti alla sterilizzazione, alla castrazione e a prove di ipotermia. Tra quei medici, il più tristemente famoso divenne il Capitano delle SS Josef Mengele. Tra il crematorio e l’edificio destinato agli esperimenti si trovava il cosiddetto “Muro Nero” dove le guardie delle SS effettuarono le esecuzioni di migliaia di prigionieri. Ad Auschwitz-Birkenau arrivavano con regolarità i treni carichi di Ebrei, provenienti da tutti i paesi europei, che o erano occupati dai tedeschi o erano loro alleati. Questi trasporti continuarono ininterrottamente dal 1942 fino alla fine dell’estate 1944. I calcoli effettuati sul numero di deportati dai singoli paesi hanno prodottto le seguenti cifre, per quanto approssimative: Ungheria, 426.000; Polonia, 300.000; Francia, 69.000; Olanda, 60.000; Grecia, 55.000; Boemia e Moravia, 46.000; Slovacchia, 27.000; Belgio, 25.000; Yugoslavia, 10.000; Italia, 7.500; Norvegia, 690; altri (inclusi altri campi di concentramento), 34.000.

Con l’inizio delle deportazioni dall’Ungheria, l’uso di Auschwitz-Birkenau come strumento centrale del piano tedesco per assassinare gli Ebrei d’Europa raggiunse la sua massima capacità. Tra la fine d’aprile e l’inizio di luglio del 1944, circa 440.000 Ebrei ungheresi furono deportati, dei quali circa 426.000 ad Auschwitz. Le SS ne mandarono circa 320.000 direttamente alle camere a gas di Auschwitz-Birkenau e ne destinarono invece circa 110.000 ai lavori forzati nei campi di concentramento del resto del complesso. I responsabili delle SS trasferirono poi in altri campi in Germania e Austria molti degli Ebrei ungheresi assegnati ai lavori forzati, appena poche settimane dopo l’arrivo ad Auschwitz.

In totale, circa un milione e centomila Ebrei furono deportati ad Auschwitz dalle SS e dalla polizia insieme a circa 200.000 altre vittime, inclusi 140.000-150.000 Polacchi non-Ebrei, 23.000 Rom e Sinti (Zingari), 15.000 prigionieri di guerra sovietici e 25.000 civili di diverse nazionalità (Sovietici, Lituani, Cecoslovacchi, Francesi, Yugoslavi, Tedeschi, Austriaci e Italiani). Appena arrivati ad Auschwitz-Birkenau i prigionieri dovevano subire il processo di selezione durante il quale le SS generalmente decidevano immediatamente che la maggior parte non era adatta al lavoro forzato, destinandola di conseguenza subito alle camere a gas; queste ultime erano cammuffate da grandi locali docce per ingannare le vittime e tenerle tranquille. I beni e gli effetti personali di coloro che venivano uccisi venivano confiscati e smistati all’interno del magazzino “Kanada” (Canada) ed erano poi spediti in Germania. Il nome Canada era stato scelto perché per i prigionieri esso simboleggiava la ricchezza. In totale, almeno 960.000 Ebrei vennero trucidati ad Auschwitz. Tra le altre vittime vi furono circa 74.000 Polacchi, 21.000 Rom (Zingari), 15.000 prigionieri di guerra sovietici e 10.000-15.000 cittadini di altri paesi (Sovietici, Cecoslovacchi, Yugoslavi, Francesi, Tedeschi e Austriaci). Il 7 ottobre 1944, diverse centinaia di prigionieri assegnati al lavoro forzato al Crematorio IV di Auschwitz-Birkenau si ribellarono, dopo che si era sparsa la voce che i Tedeschi si preparavano a eliminarli tutti. Durante la rivolta, i prigionieri uccisero tre guardie e fecero saltare il crematorio e la camera a gas annessa. L’esplosivo usato nell’azione era stato introdotto di nascosto nel campo da alcune donne ebree assegnate ai lavori forzati in una vicina fabbrica di armamenti. I Tedeschi schiacciarono rapidamente la rivolta e uccisero quasi tutti i prigionieri che vi avevano partecipato. Le donne ebree che avevano procurato l’esplosivo vennero impiccate pubblicamente, all’inizio del gennaio 1945. Ad Auschwitz 1 è possibile vedere ancora il primo forno crematorio, messo in uso in occasione degli esperimenti con lo Zyklon B, il gas in grado di uccidere centinaia di persone in 10-15 minuti. Superato l’ingresso, dove si legge la sinistramente famosa scritta “Arbeit macht frei”, e il doppio recinto in filo spinato, un pellegrinaggio silenzioso fra i “blocchi” – famoso quello 11, “della morte” – porta a rivedere le baracche in cui gli ebrei vivevano ammassati, sottoposti a condizioni di vita disumane, in inverni che toccavano i 25 gradi sotto zero regolarmente. E si incontrano, esposti drammaticamente tutti insieme, i resti di vittime autorizzate a portare con sé 25-30 kg di bagaglio. Davanti ai propri occhi ecco centinaia di paia di occhiali, migliaia di scarpe, quelle delle donne, quelle dei bambini, le protesi degli invalidi, le valigie con nomi, date e indirizzi, fino allo scempio dei capelli: tagliati e raccolti in enormi sacchi per poter essere rivenduti e utilizzati nelle fabbriche come imbottiture. Poco lontano, a 3 km, c’è Birkenau, campo concepito nel 1941, per volere di Himmler, inizialmente per i prigionieri russi. (ushmm, Ansa)

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