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Siamo alla fine di una campagna elettorale pessima

Domani (22/06/2018) si conclude questa incredibile campagna elettorale, una corsa verso la poltrona di primo cittadino che non ho gradito per una serie lunga ed articolata di motivi.
Mi capita, quando si entra nelle faccende politiche, di sentirmi come se fossi nato e cresciuto in quei Paesi di cultura protestante, mi capita di sentirmi poco tollerante per tutto quello che genericamente viene indicato come “politichese” o, altro complesso termine, “atteggiamento democristiano” e, se vogliamo, quei modi ecumenici di gestire la parola, la comunicazione politica, la dialettica e, perché no, il rispetto verso gli elettori concittadini.
Mi sento ribollire il sangue quando vedo che sono tutti d’accordo sui temi, d’accordo sulla diagnosi e, colpo di scena da brivido, tutti d’accordo anche sulla terapia. Clamoroso a Palazzo di Città! Tutti sono d’accordo, fanno diagnosi identiche e scelgono la medesima cura e tutti possono farlo e raccontarlo perché il candidato sindaco uscente, purtroppo, non è della competizione ed allora la “controparte” che non c’è lascia liberi di pascolare nella prateria della demagogia e della retorica.
Brutta cosa che nessuno dei candidati sindaco (i cinque) abbia voluto, invece, prendersi cura di dare continuità all’azione amministrativa lasciata scoperta per improvvisi e sconvolgenti questioni giudiziarie. Niente, sul palcoscenico, vi erano solo i rivali, gli avversari e l’assenza dell’attore principale (che di norma è il sindaco uscente) non c’era. Il dibattito è morto, le domande si sono ripetute, abbiamo rimestato la stessa acqua fino a farla diventare torbida e maleodorante, abbiamo ricevuto una quantità di risposte identiche da far venire il groppo alla gola. Insomma non si va in scena senza il buono e il cattivo, senza eroe ed antieroe, senza amministrazione uscente e opposizione. Non va bene e lascia vuoti di cultura politica che sono come voragini oscure e impenetrabili a chi, invece, vede nella politica il concetto più nobile per comporre l’identità collettiva, per governare con equità le comunità.
Una campagna elettorale che ha visto i candidati sindaco fare la parte dell’uomo della strada, quello che ha sempre un lamento da fare ma che spera di farlo senza essere contraddetto. Una sceneggiata tutta amore e vogliamoci bene, mentre i soldatini in prima linea si randellavano con i rivali e avvelenavano i pozzi.
Brutta questa campagna elettorale, una corsa alla vittoria alla “acitana”, con pacche sulle spalle ed inutili confronti, quelle dinamiche che non muovono neanche un voto. Comparti di voto “pacioso”, sacche di voto “militante”, gruppi a sostegno dello status quo ed altri a sostegno del “meno peggio” questi i veri teneri e crudeli protagonisti.
Non mi sono piaciuti i candidati sindaco, non ho apprezzato i soldatini quando facevano “rappresaglie” e non ho gradito lo sviluppo dei contenuti. Brutta pagina da archiviare e dimenticare, rimane la speranza che il 3% di quello che hanno scritto nei loro programmi venga realizzato.
Vedremo, mentre il tempo scorre nella città del silenzio e del disincanto.
(mAd)

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