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Storia d’Italia – La “Tassa sul Macinato”, 07 luglio 1868.

Il nuovo Regno D’Italia nasceva con un enorme debito pubblico ereditato dal Piemonte , svenato dalle guerre d’Indipendenza, dai vari debiti pubblici degli stati annessi, debito aumentato ulteriormente dalle enormi spese per effettuare la III guerra d’indipendenza contro L’Austria, il rischio di un crollo finanziario era molto alto. I vari Ministeri tentarono varie ricette economiche come ad esempio la tassa sui sali e tabacchi , ottenendo l’effetto di ridurre i consumi e di conseguenza le entrate. L’On Quintino Sella, convinto assertore delle politiche austere, ideava una nuova tassa che colpiva il principale bene di prima necessità: il pane. La proposta di legge fu presentata la prima volta nel 1862 durante il governo Rattazzi e riproposta nel 1864. Veniva approvata il 07 luglio 1868 con entrata in vigore dal primo gennaio 1869 durante il governo di destra presieduto dall’On. Luigi Menabrea con Ministro delle Finanze, l’On Cambray – Digny . La tassa consisteva nel prelievo fiscale direttamente alla macinazione, tassando i giri della macina previa istallazione di un contatore a cinghia, il mugliaio/esattore per ogni quintale di grano macinato doveva incassare 2£ . Naturalmente la tassa provocò un sensibile aumento del costo del pane colpendo sopratutto le fasce più povere della popolazione di cui era il principale alimento, cosa che non sfuggi al legislatore, creando l’immancabile malcontento con tensioni sociali in diverse regioni, in Emilia si contarono 250 morti. La tassa venne abolita in modo definitivo nel 1884 dal governo di sinistra presieduto dal on. Agostino Depretis.

Il giovane Regno non navigava , economicamente, in acque tranquille. Il divario tra il Nord e il Sud anche allora sembrava incolmabile. La Nazione era molto arretrata in termini culturali ma anche a livello infrastrutturale, le politiche fiscali mettevano in seria difficoltà i sudditi , in particolare la classe operaia e contadina, del nuovo regno perchè l’applicazione della fiscalità Piemontese , una delle più alte in Europa, non metteva in moto l’economia e non riduceva il debito pubblico anzi creava delle tensioni sociali, specialmente al Sud abituato a un sistema fiscale diverso, che insanguineranno la Nazione in modo particolare a fine ottocento con i famigerati “stati d’assedio”.

Foto dalla rete: Gazzetta Ufficiale del Regno D’Italia.

Libello anonimo

(Seby Pittera)

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