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Tra il dire e il fare le riforme – di Enzo Coniglio

parlamento

Il comune cittadino italiano, cioè tutti noi, siamo convinti che quando si annuncia una riforma, essa venga effettuata senza indugio. Questa almeno è la regola in un Paese civile fatto di politici e funzionari civili, degni di questo appellativo.

L’esperienza degli anni, o meglio di decenni passati, ci consiglia di esercitare sempre una certa prudenza e di verificare le implementazioni delle riforme annunciate, non tanto per fare le pulci al governo attuale e al suo Presidente del Consiglio, quanto per assicurarci che quanto promesso viene regolarmente implementato e che nessuno ci prende per i fondelli, se è vero che siamo noi quel “popolo sovrano” di cui parla la Costituzione repubblicana.

E ad analizzare le procedure annunciate e quelle realizzate, le riserve diventano numerose e riguardano l’apparato burocratico, l’apparato istituzionale e, naturalmente l’apparato politico. Si tratta di numerosi provvedimenti economici vitali, annunciati in pompa magna e che ancora non sono stati perfezionati. 

Iniziamo dal piano di 50 miliardi lanciato dalla Unione Europea (UE) e che riguarda la digitalizzazione dell’industria e che in Italia è denominata “Manifattura Italia” all’interno del progetto “Industry 4.0. E’ fermo al Ministero dello Sviluppo Economico e ci auguriamo che con la nomina del nuovo ministro, si possa sbloccare.

L’altro importante ddl da approvare al più presto è quello relativo alla concorrenza
varato dal governo circa un anno fa e fermo presso la Commissione Industria del Senato da oltre 6 mesi con molte problematiche emerse e ancora prive di soluzione.

Un’altra “legislazione” importante riguarda le Piccole e Medie Imprese (PMI)  che costituiscono il tessuto connettivo dell’industria italiana e quella sulla cosiddetta “sharing economy” che dovrebbe regolamentare finalmente la condivisione di beni e e servizi con un sostanziale vantaggio effettivo per le stesse imprese e per i cittadini utenti.

Sorte peggiore è stata riservata al cosiddetto “decreto ( o insieme di decreti) per la competitività” che dovrebbe prevedere la detassazione degli utili reinvestiti, le agevolazioni per l’accesso alternativo alle linee di credito, l’attrazione degli investimenti e le semplificazioni fiscali.

Un’altra riforma annunciata con suono di fanfare è l’introduzione di un  regolamento edilizio unico per tutto il territorio nazionale che ha richiesto un lavoro preparatorio di ben due anni e che si spera possa finalmente vedere la luce quanto prima. Sarebbe un buon passo avanti.

Ma i decreti in sofferenza non riguardano soltanto l’industria, gli appalti e la finanza. Riguardano anche il Jobs Act e in particolare la creazione della annunciata nuova Agenzia nazionale per  le politiche attive, Anpal che dovrebbe finalmente far decollare  i “Centri per l’impiego che si sono rivelati poco efficienti.

E si potrebbe continuare con il varo della banda digitale super larga, fondamentale per lo sviluppo del Paese per poi scoprire che non esiste un catasto delle digitalizzazioni già presenti nel territorio e che sarebbe propedeutico ai piani di applicazione sul territorio nazionale.

Cosa dedurre da questi pochi ma significativi esempi di importanti progetti di notevole impatto e poi fermi al palo per una ragione o per un’altra? La risposta è molto semplice. La politica, quella vera ed efficace,  di cui il nostro Paese ha bisogno, non è quella gridata ogni giorno attraverso compiacenti media che si guardano bene di verificare e di porre domande imbarazzanti. Ma è quella che sa rispettare e far rispettare dei crono-programmi puntuali e realistici, sapendo bene che molto spesso il nemico giurato non sono le forze politiche ma una pubblica amministrazione elefantiaca e che rema contro e che la riforma Madìa, pur preziosa, è ancora molto lontana dalcontrollae e neutralizzare. .

La politica è e deve rimanere soprattutto sana gestione delle risorse umane, finanziarie ed economiche, attraverso la puntuale implementazione del principio gestionale trinitario di Obiettivi – Risorse – Impieghi.

Un augurio al Governo Renzi e soprattutto a noi cittadini del Regno.

(Enzo Coniglio)