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Lettera aperta ad Antonio Coniglio di Giuseppe Franchina

i vitelloniMoviti femmu!

Sentire Coniglio in consiglio comunale è stato come vedere la maglia gialla (che senza salite di montagna) arriva a Parigi a conclusione del Tour de France. Qualcuno sostiene che il Presidente, tra i banchi consiliari, abbia sapientemente costruito una stuoia di spaventapasseri fatti di cannizzi e carta stagnola per evitare la speculazione delle garze ladre (caccarazze). Persino il consigliere Rito Greco, il migliore di questo e di tanti altri consigli comunali, si è sentito vittima di sindrome di straniamento a causa della mancanza di competizione e di indici di politicità. Coniglio nasconde dietro la brillante favella la destrutturazione della legittimazione politica avvenuta nel corso del tempo ad opera della sua stessa maggioranza per chiederla, viceversa, con garbo ed intelligenza ad una opposizione che nel complesso della eterogeneità fa fatica a convincersi della bontà (sulla carta) del progetto.

Ma il dato politico è uno!… La netta continuità con l’ultimo quinquennio targato Nino Garozzo (che alla luce di tutto appare pertanto un eroe); stessi uomini e dirigenti, stessi tecnici, stesse scelte di bilancio, stesso format, stessi carristi, stesse società di consulenza (dott. Antonio Pogliese) cambia solo il CDA che non segue il presidente se non altro per poterne bloccare quotidianamente l’azione di rinnovamento.

La conferenza stampa di presentazione della scorsa estate aveva visto un Coniglio invocare la centralità della fondazione: a) nella cultura; b) nel turismo; c) attraverso la collaborazione di tecnici e manager. La risposta della sua maggioranza (e del suo miglior nemico, il Sindaco) è stata netta, ovvero la creazione della fondazione bellini, lo stanziamento a favore di essa di 50 mila euro, la spoliazione di Gugliemo Ferro.

Il Carnevale diventa, in un crescendo rossiniano, una macchina infernale aggravata financo dal regalo (ringrazia il Sindaco) del cambio in corso d’opera del dirigente che segue l’attività amministrativa della Fondazione, da Molino a Licciardello (che è stato per fortuna all’altezza). I bandi partono in ritardo, non ci sono soldi, Palio si Palio no, Manara si Manara no, la cittadella è fatiscente, la Senesi non sente da un orecchio, ma invoca lo sforzo d’opera per aver aggiunto la pulizia delle strade per le 3 sere non previste della manifestazione. Per giunta la scusa del maltempo che fiacca gli spettacoli, ridimensiona la folla che vede i carri fermi (per i quali invece si invocavano profili di insicurezza) in un’inerzia sociale e complessiva!…un po’ come avviene per il festival di Sanremo.

Il presidente si trova solo!!! Lui e Viviana….. (ironia della sorte ex collaboratrice di Nino Garozzo)

Coniglio pertanto diventa interventista: sposta i cessi pubblici, alleva il suo figlioccio preferito: il codice degli appalti (già messo alla luce con parto cesareo dall’ex Sindaco), si mangia con i carristi la carne arrustuta a fine sera (in ricordo dei tempi di Giovanni Coco e delle famose storie sullo stimolante caffè bevuto tra la carta pesta), si confronta fisicamente con loro, con la giuria popolare (alla cui validità dei voti sono mancati 6 biglietti), si confronta pubblicamente con la “imposta” giuria tecnica (fatta, per carità di DIO, di persone oneste) ma non del tutto neutrali quanto ad appartenenza politica e dialogo con la maggioranza. Antonio Coniglio insomma diviene bersaglio non dell’opposizione, bensì della politica di governo e capisce, nella consapevolezza carnale, che D’agostino ha un’unica poetica politica per tutti ed anche per lui: abbracciare solo per stritolare.

Dalla conclusione del Carnevale si arriva in consiglio dove si sono sentite le proposte più disparate; prima la nuova cittadella (pensiamo a quella esistente, non ci sono 50 ml di euro e l’Europa è utopia), poi l’inserimento delle categorie (per creare disuguaglianze e monopoli), la manifestazione su tre parti dell’anno (facciamo i conti con i costi, la convenienza, la capacità), l’organizzazione dei servizi (vergogna per quelli minimi che non si riescono ancora a garantire a prescindere dalla manifestazione). Antonio diviene totalizzante nelle risposte alle domande banali, evita persino che a rispondere siano gli assessori…. nella certezza che sia ad esempio Ardita e Pietropaolo sulla scandalosa vicenda del luna park, sia Fichera sulle condizioni della cittadella, avrebbero fatto una pessima figura quanto ad incoerenza e tardività nella concezione sulla parola confronto e programmazione.

Ed il circuito chiuso??? Tutti noi sappiamo che, al di là dei pretesti politici per accaparrare voti (il buon siciliano dice “tanto sempre campagna elettorale è”), è impossibile farlo! Coniglio ha tentato capendo che la scelta della precedente amministrazione si è rivelata strategica e fors’anche lungimirante.

Coniglio, poi, giunge alla Leopolda, parla, nell’imbarazzo del Kamasutra politico, di “Rivoluzione della Normalità” (slogan della Destra di Nello Musumeci, p.s. “sentiti in colpa per avere votato Crocetta”), tenta lo stacco di reni, presiede in giacca e cravatta un tavolo, parla gesticolando del suo modello Carnevale annuncia in ultimo la mancata presenza del palco per gli spettacoli per il 2016!!!! si rende conto che la maggioranza politica che lo sostiene aveva tentato e tenta di lasciarlo solo per creare subordinazione, dipendenza….viceversa il talentuoso Coniglio sopravvive alla grande (grazie anche agli amici storici) è risponde un po’ come Alberto Sordi…….. con una bella pernacchia!

Non ci resta, per il prosieguo, che augurargli di uscire dal rione della maggioranza che lo comprime, lo limita, lo boicotta…… e lo invitiamo a bere decaffeinati che gli consentono di “muvirisi”, ma non da fermo…..

(Giuseppe Franchina)