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Acireale – Le liste civiche e l’ingovernabilità

Ad Acireale la politica locale ha anticipato quello che poi sarebbe stato il fenomeno delle “liste civiche” e la sempre più inconsistenza dei partiti. E’ stato indicato come un fenomeno che avrebbe il suo significato nel radicamento nel territorio dei candidati consiglieri comunali che formano liste che corrono alle elezioni con simboli last minute e che non definiscono mai il loro posizionamento culturale, ideologico e politico. Potremmo dire un ammucchiata di nomi che, di volta in volta, si colloca da un “civismo” ad un altro e che hanno la capacità di raccogliere il consenso specialmente per elezioni amministrative che, di fatto, rappresentano una risorsa per i candidati sindaco che sostengono ma, contemporaneamente, una palese difficoltà a trovare, dopo le elezioni, la sintesi per produrre azioni di buon governo.

Il sostegno alle elezioni amministrative di quattro differenti liste civiche al sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, ha prodotto la vittoria al ballottaggio, una forte maggioranza in consiglio comunale (figlia anche del premio di maggioranza) ed una difficoltà palese a trovare la sintesi davanti alle questioni cittadine legate alla vivibilità, al piano di sviluppo e alla ricerca di una vocazione che potesse dare slancio al territorio. Un territorio che ha perso negli anni il termalismo, l’agrumicoltura e con un terziario in chiara difficoltà doveva essere luogo di pensiero di ricerca e doveva muoversi nella direzione precisa e determinata per il raggiungimento di quegli indici di vivibilità che, negli anni, producono sviluppo, posti di lavoro, fermento culturale.

Oggi dopo tre anni di consiliatura Barbagallo possiamo dire che gli indici di vivibilità non si sono mossi di un solo centimetro nella direzione giusta ad eccezione dell’opera dell’assessore Fichera che ha voluto sin dall’inizio del suo mandato, cambiare la rotta in maniera determinata e decisa per quel che riguarda la questione della raccolta dei rifiuti urbani. Un’operazione quella dell’assessore all’ambiente che non ha trovato certo la collaborazione di tanti cittadini e che ha dovuto fare i conti con una barbarie civica senza precedenti. “Andiamo avanti” è stato il grido nel deserto dell’assessore all’Ambiente, una determinazione che merita certamente il sostegno e il plauso. Per il resto il silenzio e il pantano amministrativo è stato tutto dimostrato nella questione villa Belvedere e chiaramente nella gestione di un’area pedonale e di un’altra a traffico limitato. Per le questioni di vivibilità, quindi, non è rimasto nulla sul territorio, non si è programmato, non si è riusciti a trovare, appunto, la vocazione e la determinazione necessaria per il “buon governo”.

A tre anni possiamo dire che vincere le elezioni con un miscuglio di liste civiche, con l’eterogeneità che li distingue, con poca passione ideologica, con la trasversalità esasperata non serve e non produce un governo deciso, agile e determinato. Troppi equilibri da mantenere, troppe visioni da contenere, troppi ingredienti per una minestra che più passa il tempo più diventa indigeribile.

(mAd)

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