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Il “femminino” per salvare il mondo dalla follia.

Rileggendo, anche senza una particolare cura, la storia del primo novecento europeo e riascoltando i discorsi dei dittatori Mussolini e Hitler, si rimane sgomenti per la similitudine con gli argomenti che sono, oggi, dati in pasto (come allora) al popolo depresso e arrabbiato.

Andiamo con ordine e indietro nel tempo.

Germania, luglio 1932, il partito nazionalsocialista di Hitler diventa il primo partito conquistando 230 seggi. Malgrado il successo il presidente Hindenburg non era convinto di affidare l’incarico di Cancelliere ad Adolf Hitler, iniziò così l’alleanza tra i nazionalsocialisti e il partito dell’ex cancelliere Franz Von Papen e, grazie all’accordo raggiunto, Adolf Hitler venne nominato Cancelliere. Fu un’alleanza che pose il primo lurido mattone per l’inizio dell’era più truce e violenta della storia moderna europea e mondiale.

Italia, 10 giugno 1940, dichiarazione di guerra. L’Italia, a fianco della Germania nazista, entrò nella spirale di violenza che fu la seconda guerra mondiale. Il Duce Mussolini nella dichiarazione di guerra sparata in faccia al popolo acclamante, tra le altre cose, affermò: “Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano.” Si dichiarò così guerra alla Gran Bretagna e alla Francia.

L’Europa di quegli anni di sangue – per motivi territoriali e di confini, per la smania di conquistare terre e dominare i popoli – conterà 60 milioni di morti tra vittime militari e civili. In Italia morirono quasi mezzo milione di persone.  Vennero sterminati 6 milioni di ebrei, in Italia gli ebrei uccisi furono ca. 15 mila. Una carneficina. Cosa univa i due dittatori? Certamente il forte nazionalismo, certamente il concetto di razza e sicuramente la smania tipica dei pazzi dittatori di tutti i tempi.

Qualche anno prima la Russia, divenuta Unione Sovietica, con Joseph Stalin non fu meno spietata delle dittature europee. In Unione Sovietica gli anni tra il 1936 e il 1938 furono quelli “del terrore” e delle “grandi purghe”.  Tra il 1927 e il 1953 a milioni furono portati nei campi di concentramento (gulag) a lavorare e morire, altri fucilati e giustiziati per un totale che si stima intorno a 40 milioni. Questo dato è sostenuto e divulgato da Roy Medvedev che fu membro del Pcus (il partito comunista sovietico).

Queste cifre non sono un dato statistico e basta, sono numeri che grondano sangue, terrore, imbarbarimento della razza umana e adorazione popolare e sostegno allo sterminio che venne eseguito  con precisione chirurgica e follia satanica.

In Italia il duce raccontava al popolo i fasti dell’Impero Romano e la grandezza degli italiani, in Germania Hitler andava oltre il concetto di nazionalismo per  spingersi verso la “dimensione mistica” di “purezza della razza ariana”. Una supremazia (razziale) che doveva affermarsi con ogni mezzo sottomettendo e sterminando.  In Russia l’internazionalismo di Leon Trotsky si concluse con la sua morte eseguita dai sicari di Stalin che lo raggiunsero e lo uccisero fino a Città del Messico. Sorgeva e si poneva come potenza mondiale l’Unione Sovietica imperialista e nazionalista, galleggiando anch’essa in un mare di sangue.

Ed è il mare che ci riporta ad oggi. Le migrazioni e il nazionalismo sono, ormai, gli unici argomenti che infiammano gli animi. Ho brutte sensazioni quando risento, rileggo e riascolto i temi e le rabbie con al centro il nazionalismo; mi è diventata un’ossessione di cui non riesco a liberarmi.

“Prima gli italiani” echeggia in questo stivale puzzolente ed è una nuova esplosione di odio e di guerra tra i penultimi e gli ultimi. Ho sentito, da Pontida, affermare dal ministro dell’Interno “difenderemo i nostri confini” e, a questo punto, mi sono sentito come mancare, ho rivissuto i racconti di mio padre, quelli di mia madre, quelli dei nostri padri e nonni che hanno avuto la brutta sorte di vivere la loro adolescenza e gioventù in guerra.

Davanti a questi scenari andare a trovare le analogie con la violenza del passato non è complesso e l’accesso alle informazioni oggi è molto più agibile per tutte le fasce sociali. Solo chi non vuole sapere, rimane ai confini dell’odio razziale, nelle trincee del disprezzo per il diverso e si ritrova, nel terzo millennio, a parlare di difesa dei confini.  Così mentre i penultimi rivivono l’orgoglio dell’italianità le mafie, la corruzione, la finanza e gli imbrogli non hanno confini e spaziano nell’intero pianeta ad una velocità mai vista prima.

Questo è il mio sentimento intorno al periodo politico che viviamo in Italia e in altri Paesi dell’Europa, così,  dentro a questa sensazione, sono giunto alla conclusione che solo le donne, il mistero femminino della vita, ”la femminilità nella sua essenza immutabile”, potrà salvarci da questa follia collettiva. Solo le madri, l’universo femminino, la vita contenuta e generata nei loro corpi, potrà porre rimedio all’isterica e distruttrice violenza collettiva.

(mAd) #stayhuman

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