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Piccola storia di Jaci – Le solite promesse elettorali (anno 1951)

La campagna elettorale ha portato nelle borgate e nelle frazioni del nostro comune oratori di tutti i partiti, altoparlanti e musiche, ha chiamato quei pacifici e saggi abitanti nelle piazze e nei sagrati ad ascoltare mirabolanti promesse o rampogne, e tutti sono rimastiĀ  con una gran confusione in testa e un senso di stupore per la festa gratuita.

E’ usanza che vengano annunciate dai partiti al potere opere pubbliche di immediata esecuzione, strade, piazze, fontanelle sospirate invano da tanti anni, annunciate con parole gonfie e altisonanti, e si vedono anche squadre di operai dare inizio alle opere stesse per poi lasciare tutto nel piĆ¹ completo abbandono ad elezioni concluse.

In un caro e lindo paesino abbiamo visto per la terzaĀ  o quarta volta la piazza maggiore sconvolta dal piccone, perchĆØ la manovra di pura marca elettorale viene regolarmente ripetuta ad ogni chiamata alle urne. Ma questa volta pare che essa abbia avuto scarso effetto, perchĆØ troppo evidenti sono state le manifestazioni del malumore di quei pazientissimi cittadini.

In un altro posto della riviera, una sospiratissima strada (che dovrĆ  essere costruita con i denari della Regione, perchĆØ il Comune regolarmente, per deficienza cronica, non ha una lira stracciata da spendere). ĆØ stata consacrata da un decreto di occupazione di urgenza del terreno con relativa squadra di operai all’opera,Ā  mentre per tanti e tanti anni c’ĆØ stata soltanto fiera di chiacchiere e di promesse.

Vecchio sistema di vendere fumo e illudere la gente onesta, specchio illusorio niente affatto corretto e serio, al contrario di quel preteso specchio per le allodole del quale parla a sproposito quel tale “notiziario”, che ĆØ poi specchio di veritĆ  e disturba tanti i pipistrelli.

Gli esempi potrebbero essere elencati ancora, ma ci asteniamo dal farlo per limitarci a far rilevare in quale bassa considerazione viene tenuta la nostra gente dagli amministratori dei debiti del nostro Comune.

Siamo al caso dello zuccherino che si promette al ragazzetto se starĆ  buono e non disturberĆ  la festa, siamo al caso della tentata compera della volontĆ  popolare, dosando sapientemente con il contagocce delle opportunitĆ  per l’esecuzione di opere pubbliche di scarso rilievo che sarebbero poi un diritto, spesso misconosciuto.

Mentre si promettono a vuoto strade e nuove piazze, quelle che giĆ  esistono sono lasciate nel piĆ¹ completo abbandono. La pubblica igiene viene trascurata, e la famosa tassa di famiglia colpisce nelle borgate e nelle frazioni, colpisce pesante e inattesa, per salvare dal giusto onere la casta che amministra il deficit colossale del nostro Comune.

Le borgate e la frazioni dovrebbero essere la riserva di caccia per la politica “pelosa” , perchĆØ ivi la gente ĆØ meno ammaliziata e piĆ¹ semplice, la riserva di caccia ove basta avviare pochi ed esperti segugi per raccogliere abbondante selvaggina.

Ai borghigiani viene raccontata la solita storia della santa crociata a favore del partito che della giustizia sociale nella nostra cittĆ  ha fatto paravento per tutte le ingiustizie. Il venditore di fumo invoca la candita veste e l’immacolato ardore come doti necessarie per ascendere alla poltroncina palermitana, quando sono notorie le qualitĆ  negative e la sgusciante equivocitĆ  di certi aspiranti al modestissimo seggio.

Ma anche nei dolci paesini e nelle tranquille frazioni la luce della veritĆ  illumina ormai gli angoli, e non ci sono promesse che valgono nĆØ cortine fumogene che occultino la scottante realtĆ .

Dott. Alfio Fichera da”La Sicilia”, 27 maggio 1951

 

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