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Piccola storia di Jaci – Bagni e bagnanti, 1940

 

Le stagioni estive degli acesi che solitamente frequentano la spiaggia della “Scala”, come attestano le foto con costruzioni balneari di inizio secolo. Le famose discese e le faticose salite delle chiazzette, i piĆ¹ grandetti ricorderanno il “purtuso” . La “movida” balneare acese colonizza Capo Mulini e Acitrezza , la guerra fa di nuovo ritornare gli acesi alla “Scala” per l’ultima estate tranquilla con miraggi di imminenti “vittorie”.

Non tutti avevano la casa i il palazzo a S.Maria la Scala, e dopo il bagno, e dopo il bagno era fatica ascendere alla cittĆ  per le sette rampe della mulattiera.

Una processione di gente illanguidita dalla beatitudine e dal refrigerio dell’ onda marina ansava e sudava per l’erta via e faceva tappa nella botteguccia del “portuso” ove da certe spelonche, che aprivano le misteriose bocche nel masso lavico, veniva una frescura di paradiso, Ghiacciaia naturale per la frutta e le gazzose, specialmente quando l’autunno era prossimo ed Ā i fichi d’India maturi acquistavano dal quel freddo consistenza e sapore di torrone.

Per chi aveva da spendere, c’era all’inizio della mulattiera il posteggio degli asinelli, bestie ardite e resistenti che per tutta la santa giornata salivano e scendevano per la mulattiera portando in groppa rispettabilissimi signori con la paglietta e lo ombrello da sole.

Chimera irraggiungibile il ritorno dal bagno sull’asinello per Ā i ragazzi e Ā il popolo minuto, che dovevano affidarsi alle proprie gambe. E dire che il prezzo di noleggio non era poi tanto alto: sei soldi appena. Ma erano altri tempi quelli, ed i soldi costavano cari.

Le famiglie borghesi noleggiavano la carrozza, e per lo stradale che scende dalla “Grotta”, nei pomeriggi estivi, squillavano senza sosta le sonagliere e schioccavano le fruste.

Sembrava una continua festa quell’andare e venire, quel vocio allegro, lungo lo stradale polveroso, quel trionfo di giovinezza che rideva dalle rosee bocche delle ragazze in fiore.

Oggi, nella riviera di Capo dei Mulini e di Acitrezza c’ĆØ un altro tenore di vita e di altri costumi. Le signorine si immergono in maglietta, fanno la cura del sole, “prendono colore”, un simpatico e spigliato cameratismo le unisce ai giovanotti sportivi, le mamme non sono piĆ¹ terribili suocere anzi tempo, le gare di nuoto, le gite in barca, le allegre comitive, che ogni sera fanno echeggiare di canti il mare e la sponda, sono cose che si dicono che siamo vecchi ed apparteniamo ad un secolo defunto.

Anche le palazzine e le ville hanno uno stile nuovo, semplice, gaio e civettuolo.

Quest’anno bisogna aver pazienza. Chi vuole prendere il bagno deve rivolgersi alla vecchia carrozzella, oppure al caval di San Francesco.

Santa Maria la Scala, che aveva perduto tanti e tanti villeggianti, che aveva visto i grandi palazzi deserti, che aveva visto le “baracche” sempre meno numerose e le carovane dei pedoni ridursi a poche comitive, vive quieta e deserta sotto il sole cocente.

L’acqua di Miuccio canta garrulla negli anfratti della scogliera, il pozzo della “Zia Potenzia” porta a fior di terra il fiotto ghiaccio, la “pietra della Salpe” leva la sua mole conica sorniona ed immutabile, la “grotta delle Colombe” ripete l’eco la voce del mare; non c’ĆØ piĆ¹ il posteggio degli asinelli famelici, le carrozze e le sonagliere squillanti chi sa dove dormono. Il cronista che ci torna qualche volta si chiede se fu un sogno di mezza estate questo fiorire di ricordi, oppure visse anche lui quelle giornate festose nel vecchio villaggio marinaro.

Quando? Ieri? o un tempo molto remoto?

E c’era una sirenetta che con il suo dolce viso rendeva piĆ¹ bello e piĆ¹ gaio il borgo antico in riva al mare!

(Alfio Fichera nel il “Popolo di Sicilia” , 19 luglio 1940)

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