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sabato, Maggio 4, 2024
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Acireale, il “gran” consiglio comunale

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Come da tradizione ultradecennale seguire il consiglio comunale acese per certi versi è uno spasso per altri uno spettacolo che da l’esatta misura della qualità della dirigenza politica che esprime la città di Acireale.

Argomenti per l’opposizione non ne mancherebbero, dall’amianto (tra pochi giorni scade l’ordine del CGA di predisporre gli atti necessari per la rimozione della fibra mortale che persiste nell’ex stabilimento dell’acqua Pozzillo), ci sarebbe ancora da capire come mai una manifestazione di antica tradizione “istituzionale” come la Fiera dello Jonio” è diventata una fiera privata e priva di ogni riferimento storico, ci sarebbe anche da capire come mai la TARI (che è una nuova tassazione come si affretta a precisare l’assessore al Bilancio Oliva) è andata al massimo dell’aliquota senza considerare nulla e nessuno e tanto altro ancora.

Ma il consiglio comunale, specialmente, per la sua rappresentanza dell’opposizione si tiene lontano da argomenti di interesse collettivo e sciorina una serie di interrogazioni che sanno, nella migliore delle ipotesi, di argomentazioni da riunione di condominio. La lampadina in quel quartiere è fulminata, il senso vietato, la fermata dell’autobus e altre piccole questioni che andrebbero risolte con modalità più snelle e attraverso semplici segnalazioni (durante l’ozio delle loro giornate) piuttosto che impegnare minuti e mettere a dura prova la sopportazione di chi si ostina a seguire il consiglio comunale.

Insomma proprio un piccolo teatrino di avanspettacolo dove i punti importanti per la collettività sono a malapena sfiorati e dove, invece, si assiste a perorazioni da azzercarbugli di periferia per sostenere la causa di una via, al massimo di un quartiere. Davanti a tutto ciò risulta essere davvero pietoso pensare che le seconde linee, gli ideologici della nuova destra all’opposizione, si slanciano in funamboliche disquisizioni intorno alle dinamiche delle culture della rete e come se ne interpreta la modalità di partecipazione.

Ma questa è Acireale. Un luogo dove ogni forma di cambiamento è vista come un attentato al tanto amato e custodito status quo, quel luogo dove un carro allegorico fermo invece che in movimento scatena valanghe di discussioni, quel posto dove ogni interrogativo sembra essere un attentato alla tradizione “trunzica” dell’acitanità accanita, buontempona e campanilistica.

Ad Acireale la storia sembra scivolare, tenendosi ben lontana dal lasciare segni di moto. Stare fermi è l’imperativo  per chi vuole governare per dieci anni. La ricetta è semplice: non fate nulla!

(mAd)

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