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Acireale, la Timpa e il mare: il grande sogno e la grande sfida – di Enzo Coniglio

timpa

Su un punto almeno, il vecchio filosofo Kant aveva ragione, discutendo della nostra percezione quotidiana delle cose: quello di avere la netta sensazione di conoscerle fin troppo bene e quindi di non poter nutrire alcun dubbio su tali sensazioni, tanto da elevarle a fatti certi e accertati. Ma poi, aggiunge Kant, arriva il solito rompiscatole di turno,  che si atteggia a saggio o a filosofo che vi fa crollare le certezze di una vita, rivelandovi che in realtà quello che voi vedete è il risultato del colore degli occhiali che avete sul vostro naso e che avete dimenticato di avere.  Se le lenti sono di colore verde, è normale pensare che tutto quello che si vede sia percepito come verde e su questa sensazione si è disposti a scommettere l’osso del collo,perché fa parte delle nostre verità fondamentali.

Immaginate ora che qualcuno vi strappi da dosso gli occhiali che inforcate. Vi crea un profondo squilibrio: crollano di colpo le vostre certezze e siete obbligati a ripensare l’universo di certezze che vi hanno accompagnato tutta una vita.

Pura poesia, fantasticherie kantiane di una notte di primavera? Tutt’altro; piuttosto ordinaria follia di quel gioco del fato capriccioso che vi obbliga  a togliervi gli occhiali tradizionali.

E questo è il caso del cittadino acese, mio concittadino, che per decenni è sempre vissuto dentro le mura della nostra città di Acireale, segnate dai cinquanta campanili; dalle prestigiose vie principali ricche di splendidi palazzi barocchi; da vicoli e quartieri che hanno il fascino mai sopito di una storia secolare, dove ogni pietra trasuda  gioie e dolori di intere generazioni.

Ora immaginate lo stesso concittadino, allontanatosi da Acireale per qualche anno e costretto di ritorno a rivisitarla a volo di uccello a bordo di un aereo superleggero che sostituisce la logica del “particulare” con lo sguardo unitario e distaccato del “generale”.

E’ sempre la stessa Acireale ma dall’alto si percepiscono ora degli aspetti unitari fondamentali che erano rimasti accantonati in un cantuccio, come la Timpa e il Mare. 

E sì, innanzitutto quei quattro chilometri di timpa che sembrano separare la Città in cui siamo stati immersi fino al collo,  dal mare.  La Timpa non appare più coma una sorta di invalicabile muraglia cinese, da “scavalcare” per ricongiungerci al mare.

Dall’alto, Acireale ci appare ora per quello che è sempre stato: una città unitaria sul mare dove quell’immenso colosso di lava ha stratificato una parte della  nostra città nei secoli, un autentico scrigno dalla ricchezze infinite da aprire e godere senza vincoli negativi di sorta,: parte della nostra storia, al pari del barocco, dei campanili, della piazza Duomo o di quella del Suffragio.

Dall’alto, a volo di uccello, la Timpa ci appare ora  attraversata da Nord a Sud da una splendida arteria a quota cento, con sei ascensori leggeri e leggiadri che  ci collegano naturalmente al mare e, ai bordi de questa arteria, luoghi attrezzati dove bambini, famiglie e nonni non ancora rottamati, possono vivere felici in una natura incontaminata e ricca di una incredibile biodiversità, gelosamente custodita e protetta e ora finalmente goduta.

Un territorio stupendo che nulla ha da invidiare alla Acireale cittadina tradizionale che finalmente ritrova la sua vera e autentica vocazione di sempre: un balcone sullo Ionio, centro di collegamento essenziale in una Sicilia che non si arrende e che vuole ritornare a crescere. nella bellezza e nella efficienza.

In fondo, aveva ragione Kant: togliersi gli occhiali deformanti costa sacrificio ma in fondo ne vale la pena se ci aiuta a riconsegnarci una città incantata che possiamo a pieno titolo finalmente sognare e vivere concretamente.

Ed è su queste tematiche che sabato prossimo alle ore 18:00, presso l’ Angolo di Paradiso,  gli ex allievi del liceo Gulli e Pennisi, sotto la guida del loro mentor ineguagliabile, il Preside, Prof. Alfonso Sciacca, ci inviteranno a riflettere e a proporci dei progetti cantierabili, insieme al Sindaco Roberto Barbagallo, alla Paola Pennisi, Presidente della Fondazione degli Architetti della Provincia, a Salvatore Maugeri, Presidente Associazione Ingegneri-Architetti-Acesi e con il contributo speciale di. Renato Bocchi, professore ordinario all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV) e alla nostra concittadina, Maria Maccarrone, esperta della tematica  e ora ricercatrice in quella università.

Da non mancare 

(Enzo Coniglio)

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