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giovedì, Maggio 2, 2024
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Acireale, necessario un governo di “emergenza”.

governo-emergenza-copComprendere le ragioni per cui una città cade in un vortice di degrado e di invivibilità è operazione complessa ma necessaria. Si possono certamente tracciare dei momenti (lunghi anni) in cui i risultati di oggi erano assolutamente prevedibili. Anni in cui i concetti e gli stessi parametri di vivibilità non solo erano sconosciuti alla dirigenza politica nostrana ma anche felicemente disattesi anzi, diciamo meglio, si è remato proprio nella direzione opposta. Oggi la proposta di iniziative sparute per tentare di riprendere una vocazione (quella turistica?) è certamente demagogia e non produrrà risultati apprezzabili. Se si cerca una vocazione turistica bisogna certamente capire che Acireale non è pronta, non è adeguata (infrastrutture e arredo urbano), ha perso tutte le vocazioni a favore del cemento ed ha fatto morire le Terme e il concetto “nicolosiano” di città a vocazione turistica, termale, ambientale. Non è rimasto praticamente nulla, il vuoto assoluto.

Sono pertanto patetiche e insufficienti gli sforzi della fondazione del carnevale, sono insufficienti i vari lavori di ristrutturazione di S. Maria la Scala, sono inutili gli sforzi di attirare turismo attraverso iniziative spesso inconcludenti e, normalmente, rivolte agli “ospiti” dell’hinterland. Buona, ma cattedrale nel deserto, Villa Pennisi in Musica, buone anche altre iniziative culturali che però muoiono dal momento in cui la città si presenta priva di ogni qualità e fuori da tutti i parametri che indicano vivibilità.

Cosa fare? La domanda rimbomba nella eco del vuoto pneumatico che avvolge la città di Acireale. Un “che fare?” per certi aspetti drammatico se consideriamo che ogni iniziativa volta a migliorare la vivibilità muore nei cassetti della burocrazia e non viene considerata emergenza dall’amministrazione Barbagallo che, invece, è molto più attenta all’applicazione di un Cencelli in salsa di “trunzu”.

Da qui l’ipotesi di un governo locale che si apra a tutte quelle forze che vogliono condividere un progetto di sviluppo a quelle forze (politiche e sociali) che si rendono disponibili a portare il malato verso la strada di una buona cura. Una giusta diagnosi e una cura che significa progettualità, individuazione di un percorso di sviluppo, azioni amministrative che si dirigono verso la strada del recupero veloce degli indici di vivibilità.

Non sono operazioni complesse se per un momento si riuscisse ad uscire fuori dalla sterile contrapposizione (tra l’altro in consiglio comunale una vera contrapposizione non c’è mai stata) per andare a percorrere la strada della partecipazione e dell’individuazione dell’obiettivo comune. Ovviamente prima cosa da fare un megarimpasto di giunta, individuare personalità politiche e tecniche di grande rilievo, condividere una visione e, soprattutto, considerare Acireale per quello che è: una città malata, anzi in agonia.

(mAd)

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