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Asili nido comunali: la spending review non si fa sulla pelle dei bambini

asilo

Riceviamo dalla Putia del Bene Comune e pubblichiamo:

Il potenziamento dei servizi ha bisogno di programmazione a lungo termine, non di improvvisazione e approssimazione

Dal 5 settembre ad oggi abbiamo assistito a un balletto dell’Amministrazione, con l’accorpamento dei due asili nido comunali in vista dell’arrivo dei fondi del PAC. Nel frattempo però viene adottata una delibera di Giunta sulla spending review in cui si ipotizza un accorpamento definitivo degli asili per “notevole risparmio sui costi da trasferire alle famiglie” . La retta, che non doveva aumentare, aumenterà ma non si sa di quanto. Le maestre alle quali i bimbi erano affidati forse saranno destinate ad altri servizi. È iniziata la sperimentazione sull’orario prolungato ma la struttura non è ancora attrezzata. Il tutto con buona dose di approssimazione e poca trasparenza in un settore i cui utenti ultimi sono bimbi dai 4 ai 36 mesi.

Il punto dolente è proprio la scelta sbagliata dei tempi e dei modi, in un ambito delicato dove gli utenti principali sono soggetti deboli. In generale, e stante così le cose, questa scelta di “tagliare” sui bambini e sulle famiglie è una scelta politica, quantomeno opinabile, gestita con insostenibile approssimazione. Qualunque genitore responsabile sa bene che, soprattutto in questa fascia di età, ogni repentino cambiamento potrebbe avere un effetto negativo sui delicati equilibri dei piccoli. Sembra, invece, che il benessere dei bambini possa, in nome del risparmio, essere cancellato con un colpo di spugna.

Se la questione della chiusura del Sacro Cuore riguardava l’arrivo dei fondi PAC (che non sono ancora arrivati, né si sa quando arriveranno) e non la spending review, perché non si sono fatti degli aggiustamenti meno invasivi per l’anno in corso? Si sarebbe potuto avviare il percorso di programmazione e ottimizzazione per iniziare i lavori di ristrutturazione alla fine dell’anno scolastico.

L’asilo nido dovrebbe obbligatoriamente avere, ma non ha, un POF e una carta dei servizi offerti. In ogni caso i servizi dichiarati quando sono state effettuate le iscrizioni al momento sono del tutto disattesi. È cambiata la sede; è cambiato il rapporto maestre – bimbi; non si assicurano più le maestre alle quali erano affidati i bimbi a inizio anno scolastico; per quel che riguarda la retta non è ancora dato sapere il quantum definitivo. Ci chiediamo: l’utente non avrebbe diritto di sapere in anticipo quali sono i servizi e l’offerta formativa di un asilo la cui retta può essere equiparata a quelli privati? Non avrebbe diritto che i servizi dichiarati vengano mantenuti per l’anno in corso?

L’Amministrazione si lamenta della diminuzione degli iscritti. Se un utente si informa presso un asilo privato, ottiene tutta una serie di informazioni sugli orari, le maestre, l’organizzazione, l’offerta formativa, la retta, etc. per l’anno scolastico. Tutto questo, purtroppo, non avviene all’asilo nido comunale e le informazioni che vengono date un giorno potrebbero cambiare la settimana successiva. La conseguenza è che, con questa metodologia, l’unica promozione reale è stata il passaparola delle mamme che si erano trovate bene. Troppo poco per un servizio comunale finora conosciuto come eccellente ma quasi mai, negli anni, utilizzato da tutta l’utenza che le strutture possono ospitare. E adesso ancora più depotenziato.

L’Amministrazione, supportata dai suoi consulenti economici, dichiara inoltre che “per legge” è obbligatorio che l’utente di un servizio a domanda individuale copra il 36% dei costi specifici. Se ci si riferisce al TUEL non è proprio così. Infatti la norma prevede che tale obbligo di copertura sussista per gli enti locali strutturalmente deficitari per la totalità dei servizi a domanda individuale. E allora ci si chiede: Acireale è un Comune strutturalmente deficitario? Si può sapere quali sono gli altri servizi del Comune a domanda individuale per poter vedere le percentuali di copertura? Se si rispondesse a queste domande forse si potrebbe programmare diversamente e con i tempi giusti la riorganizzazione degli asili nido, non stravolgendone il funzionamento.

Non si discute sul fatto che i servizi del Comune debbano essere studiati, rivalutati e ottimizzati. Ma lo si faccia nei giusti modi, per tutti i servizi comunali a domanda individuale, per avere così un bilancio comunale più sano e un’offerta all’altezza delle reali necessità degli utenti.

La Putia del Bene Comune

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