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lunedì, Maggio 6, 2024
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BERGOGLIO NON HA SEMPRE RAGIONE. Il processo ai due giornalisti italiani di Enzo Coniglio

Newly elected Pope Francis I, Cardinal Jorge Mario Bergoglio of Argentina, leads a a mass with cardinals at the Sistine Chapel at the Vatican

Non c’è alcun dubbio che Jorge Mario Bergoglio, stia svolgendo una meritevole opera riformatrice all’interno della Ecclesía nelle sue funzioni di Papa Francesco e una altrettanto illuminata azione internazionale in un momento delicato nello scacchiere mondiale funestato da oltre cinquanta focolai di guerre e di gruppi terroristici attivi. 

Ne siamo felici come cittadini e come cattolici. Ma non possiamo limitarci al plauso e alla espressione puerile di felicità. Noi non dimentichiamo che siamo azionisti responsabili a pieno titolo di questo mondo e dobbiamo quindi impegnarci in prima persona, in completa autonomia di giudizio, istaurando con il Papa un dialogo costruttivo e propositivo che non sempre potrà vedere le nostre posizioni coincidere. Come d’altronde non pretende la stessa dottrina cristiana che limita l’infallibilità del Papa ad una sfera molto limitata.
E su un punto particolare non sono d’accordo: il rinvio a giudizio dei giornalisti di cittadinanza italiana Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, accusati di avere pubblicato materiale riservato.
A tal proposito vorrei ricordare l’articolo. 21 della nostra Carta Costituzionale a cui dobbiamo fare riferimento, essendo il Papa capo di un altro Stato indipendente e sovrano e che obbedisce a principi statuali diversi dai nostri in tema di libertà di stampa.
ART. 21 DELLA COSTITUZIONE
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto….”
Il punto di Papa Francesco che lo ha trasformato in una norma del suo Stato, è che pubblicare un documento riservato sia un reato che va punito e quindi che non va pubblicato. Ma questa norma riguarda i suoi cittadini e non certo i Nostri giornalisti la cui missione è appunto quella di svelare degli atti criminosi o comunque “discutibili”, UTILIZZANDO TUTTE LE FONTI DISPONIBILI purché attendibili. E quelli utilizzati dai nostri giornalisti appaiono attendibilissimi.
Dichiarare che il Card. Bertone vive in un grande attico il cui restauro sia stato effettuato in tutto o in parte con i fondi della Fondazione dell’ospedale del Bambin Gesù, non può in nessun caso essere considerato un reato a fronte di prove testimoniali indipendenti dai documenti trafugati. Al contrario, io da cattolico, sono grato a chi ha permesso questa rivelazione e al Papa se vorrà intervenire correggendo questa “bestemmia operativa”
Lo stesso dicasi per atti ritenuti inappropriati nella gestione delle finanze vaticane, senza dimenticare che solo recentemente lo IOR, LA BANCA VATICANA, HA ADERITO AL SACROSANTO PRINCIPIO DELLA TRASPARENZA.
In conclusione vorrei dire al caro Papa che rubare un documento riservato e/o pubblicarlo, sarà reato ma nascondere da parte di un giornalista fatti criminosi e/o eticamente non accettabili, non solo non è reato per la nostra Costituzione ma un preciso dovere morale e di democrazia attiva. 
Pertanto sono due le cose: o cambia le norme del suo Stato che riguardano la libertà di stampa o rispetti le norme costituzionali di un altro Stato e si taccia e utilizzi le sue energie per continuare a correggere i mali profondi che stanno emergendo, grato a quanti collaborano a far emergere il marcio accumulato per decenni o forse per secoli nel suo emerito Stato.
Naturalmente lo affermo da democratico e da cattolico convinto, una voce diversa nel silenzio assordante su questo tema nel nostro Paese.
E concludo con le parole di Fittipaldi che sottoscrivo: “ … Perché io non sono incolpato per aver diffamato qualcuno, né per aver scritto falsità ma perché un nuovo articolo del codice penale vaticano, approvato da papa Francesco nel luglio del 2013, prevede pene severe per chiunque ‘riveli notizie o documenti riservati… La giurisprudenza vaticana considera un delitto l’essenza stessa del nostro mestiere, ossia il dovere di pubblicare i fatti che il potere, qualunque forma esso prenda, vuole tenere occultati alla pubblica opinione… Inizia il dibattimento e sarò in aula. Ma questo che inizia non è un processo contro di me. E’ un processo alla libera stampa “
Ripensaci, caro Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco…
(Enzo Coniglio)

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