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venerdì, Maggio 17, 2024
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Ferdinando I, come si distrugge un Regno meraviglioso di Enzo Coniglio

 

Fernando_I_-defMi è molto dispiaciuto quando il mio miglior amico CARLOS ha lasciato il nuovo Regno di Napoli e il regno di Sicilia per diventare Re di Spagna. Era noto a tutti come il figlio Ferdinando di appena otto anni, non avesse una grande cultura, non aveva molta voglia di impegnarsi negli affari del Regno, aveva comportamenti più simili agli scugnizzi che ad un futuro re;  non amava studiare le lingue straniere e imbarazzava la corte con i suoi modi sguaiati e il tono di voce molto alto. Non possedeva il dono della prudenza e della costanza che nel contesto di quegli anni erano virtù essenziali. 

 E in fondo si poteva capire e scusare: era un bambino di otto anni e come tutore era stato scelto il principe di San Nicandro che non gli dedicava la necessaria attenzione. In cambio, Ferdinando piaceva molto al popolo napoletano perché parlava la loro lingua e si comportava come un autentico scugnizzo e non certo come un futuro re. La sua grande virtù era quella di trattare i poveri come i baroni di corte. 

Ha governato fino al 1767 – all’età di sedici anni – attraverso un Consiglio di reggenza scelto dal padre Carlos, di cui faceva parte la persona che egli apprezzava di più: il suo Consigliere Bernardo Tanucci, che Ferdinando nominerà Primo Ministro quando il Consiglio di reggenza è stato sostituito dal Conisglio di Staro.

Ormai maggiorenne, bisognava pensare al matrimonio e sarà lo stesso Carlos III a negoziare con l’Austria che propone la sedicenne Maria Carolina, elegante e raffinata, energica, volitiva e con una grande voglia di diventare Regina e di governare dopo che la sorella Maria Antonietta era diventata regina di Francia in quanto moglie di Luigi XVI.

Ma i guai per il giovane Re non mancano. Prima una carestia seguita da vaiolo che fa 42.000 vittime, l’1% della popolazione secondo Franco Venturi; poi una violenta eruzione del Vesuvio che tiene con il fiato sospeso la città per quattro giorni; a cui si aggiungono la rivolta palermitana del 1773 e le numerose rivolte di minore entità segnalate nelle diverse province a seguito di conflitti baronali.

In positivo, ricordiamo la continuazione della politica riformista iniziata da CARLOS con decisioni coraggiose come l’espulsione della Compagnia di Gesù nel 1767 che contava 1.442 associati, il primo atto del sovrano ormai maggiorenne che fa aumentare le entrate del Regno di quasi un terzo, per affermazione dello stesso Tanucci. Della espulsione, ne trae vantaggio il ceto medio agrario che acquista in enfiteusi ben 45 mila ettari di terreno, oltre edifici di ogni tipo e di buona qualità e ben tenuti. Una modesta porzione, viene donata a 3.000 famiglie contadine.

L’espulsione dei Gesuiti, pone il problema della riforma e del potenziamento dell’ordinamento scolastico che viene diviso in due livelli: scuole minori con programmi elementari e scuole maggiori con programmi liceali. Si tratta di un sistema di istruzione pubblica e gratuita da realizzare in tutte le province del Regno.

Sul fronte baronale, ci si limita a ridurre le esenzioni fiscali e ad annullare il monopolio delle cariche amministrative alle quali da ora o poi potrà accedere il ceto medio.

Riforme impegnative quelle di Ferdinando e di Tanucci che comunque potevano essere implementate senza eccessivi rischi. Come dire, che veniva realizzata nel nuovo Regno, una politica di riforme ispirata ai principi dell’illuminismo, ormai maturo in Europa.

I guai seri che annulleranno di fatto gli effetti positivi della politica dei  Borboni, cominciano con le pesanti ingerenze della regina Maria Carolina entrata a 23 anni a far parte del Consiglio di Stato avendo partorito un figlio maschio.

Maria Carolina ha preteso di liberare la corte dal potere del Tanucci e dell’influenza di Carlos III e, soprattutto, ha favorito notevolmente l’infiltrazione nel Regno tra gli alti ranghi, della Massoneria malgrado un editto di condanna di Carlos del 1751 perchè si poneva come società politica concorrente rispetto allo stesso Stato. L’opposizione decisa del Tanucci insieme ad altre resistenze, provocò le sue dimissioni e il contestuale Inserimento nelle alte sfere dello Stato di personaggi di primo piano nell’ambiente illuminista, come Ferdinando Galliani, Giuseppe Maria Galanti, Francesco Mario Pagano e molti altri funzionari sensibili ai programmi illuministi. 

La terza decisione innovativa sponsorizzata dalla Regina, è stata quella di affidare la riorganizzazione della flotta a John Francis Acton di origine anglo-irlandese, comandante in capo della Marina del Granduca di Toscana che diventa l’uomo più influente del Regno. E per il rifacimento e la gestione della flotta, il nuovo Stato borbonico spenderà un terzo dell’intero bilancio. Sono questi dei fondi sottratti alle necessarie riforme, positivamente iniziate e ricordate. 

I due giovani sovrani non hanno mai considerato che la massoneria, gli intellettuali e i dirigenti illuministi sarebbero potuti diventare un boomerang in caso di rivolta contro i sovrani degli Stati assolutisti. Così come non hanno considerato che il giovane Regno non si poteva permettere spese eccessive per la flotta e, tanto peggio, per impegnarsi in una guerra. La guerra è il male maggiore in assoluto!

Nel 1789 scoppia la rivoluzione francese e dopo qualche anno Maria Antonietta, sorella di Maria Carolina, sarà ghigliottinata e la rivolta illuminista si espande inevitabilmente nel nuovo Stato. La reazione dei sovrani è stata eccessivamente dura sia verso i rivoltosi che verso la Francia fino alla decisione di abbandonare la politica di neutralità e dichiarare guerra, utilizzando la nuova flotta e un esercito raccogliticcio.

Maria Carolina ha perso letteralmente il controllo di sè e Ferdinando non è stato in grado di moderare la situazione ed evitare il peggio. Vengono bruciate enormi ricchezze e vanificate in poco tempo gli effetti positivi di riforme che avevano fatto grande il Regno di Napoli e di Sicilia.

È stato difficile ricostruire un Regno ma è stato facile distruggerlo quasi del tutto, provocando dolori inauditi alla popolazione, nel momento in cui si antepongono gli interessi e gli umori di forze esterne  ai bisogni locali. 

E questo è in fondo quello che sta succedendo anche nella Sicilia e nel Sud di oggi e riflesso nel recente rapporto Svimez.    L’autonomia e un progettazione organica che assicuri uno sviluppo sostenibile, sono irrinunciabili. 

(Enzo Coniglio)

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