Sta calannu na susanedda sta calannu di li muntagni…
Le polemiche di questi giorni su Crocifisso si, Crocifisso no, sull’opportunità di ricordare il Natale nelle scuole o laicamente fare finta di nulla, sulla perdita delle nostre tradizioni natalizie, mi ha fatto venire un nodo al petto.
Non sono un buon cristiano, da parecchio tempo non lo sono più; sono un battezzato che è profondamente arrabbiato con una Chiesa che secondo me rispecchia poco e niente il messaggio del Vangelo, una Chiesa che non sempre è la Chiesa degli ultimi, una Chiesa che nasconde dietro spesse mura aberrazioni e abomini indegni degli uomini e soprattutto dei Cristiani.
Però quest’anno voglio fare il Presepe, con tutta la mia famiglia.
In tutti questi anni me lo sono perso. Mi sono ritornati in mente quei bei momenti dell’infanzia quando fare il Presepe era un momento meraviglioso, uscire dalle scatole i pastori ad uno ad uno e ad uno ad uno chiamarli per nome.
Mia madre tanti anni fa mi fece comprare i pastori di terracotta di Turi Condorelli, quelli della tradizione acese, quelli dei poveri, quelli a mezza figura.
Quest’anno ritornerò a chiamare per nome Innaru, a Susanedda, u maravigghiatu da stidda, u cacciaturi e chiddu da vintura….
Mi manca u bambineddu di cira… videmu unni u vinnunu….
Non è una conversione pubblica, è solo voglia di riappropriarsi della propria identità, delle proprie tradizioni e della propria cultura.
Penso che stavolta Seby Pittera sarà orgoglioso di me.
Jacitani rifacciamo il presepe e siamone fieri.
Se poi mandate le foto facciamo una bella galleria dei presepi dei liberi navigatori.
(santodimauro)
L’immagine in copertina è il Presepe sull’altare maggiore della Cattedrale per il Natale scorso. Ringraziamo il Can. Roberto Strano per la realizzazione.