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giovedì, Maggio 2, 2024
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Il paese delle Meraviglie e la paura di cambiare.

 

corso-umberto-traffico corso-savoia-trafficoE’ domenica della settimana di Natale ad Acireale si vive un gran ritorno al passato. Non un passato recente ma uno squarcio che ricorda le città degli anni ’80 quando ancora non si era aperto un dibattito chiaro, approfondito sulla vivibilità cittadina, uno squarcio di luogo che non è diverso dalle città dell’India o della Cina, uno di quei clic che producono vergogna e malessere.

Decenni di discussioni su parcheggi e bus navetta, chiacchiere e forum intorno all’istituzione, anche per Acireale, dell’isola pedonale, trent’anni di ritardo, un ritardo colpevole che porta e costringe Acireale ad essere una città arretrata culturalmente e nello sviluppo ordinato ed ecologico delle città. Una vista, un clic che fa impallidire le periferie di Mumbay, un momento che sarebbe dovuto essere di vergogna cittadina. Qualcosa di cui non andare fieri.

Una sbarra ed un sistema automatico per il pagamento ticket a piazza Cappuccini, un bus navetta di piccole dimensioni e non inquinante e nient’altro. Ma ci ritroviamo sempre a sbattere la testa contro i soliti (pochi ma attivi) intellettuali del marketing che si sono convinti che senza traffico e caos non battono scontrini. Non è così, è, questa, una falsità storica facilmente smontabile perché basata su alcuna teoria e non si poggia su nessuna statistica.

Acireale soffoca, impazzisce di piombo, inquina, sporca il barocco, impedisce una passeggiata con i propri bambini. Acireale inghiotte tutto quello che di buono si vorrebbe realizzare, Acireale che marcisce al ritmo di clacson e musica neomelodica. Quell’Acireale becera che non vuole crescere, che odia i cambiamenti, che imprigiona ogni pensiero con teorie astruse e prive di fondamento.

E così, anche per questo Natale, mangeremo pm 10, berremo il veleno che si sprigiona dall’abitacolo, cammineremo tra le lamiere, non avremo una villa Belvedere fruibile, e crederemo che la rivoluzione sia il parcheggio di un’ora.

Non è questa Acireale che ci aspettiamo e in cui vogliamo vivere, non sono queste le promesse della compagine governativa, non sono queste immagini che ci proiettano verso lo sviluppo e non sono queste visioni e questi fetori che rispettano il programma tutto basato sulla “bellezza” e sulla vivibilità.

Senza coraggio Acireale muore, senza coraggio l’amministrazione Barbagallo implode e non saremo clementi e non faremo prigionieri. O si cambia oppure siamo destinati ad assistere all’ennesimo “scippo dei consensi”.

 

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