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Ivan Castrogiovanni 1991: la nuova sistemazione di Piazza Indirizzo

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Ivan Castrogiovanni: de fletu architecti
Il 20 marzo 1991, nel lungo corridoio dell’Ufficio urbanistica del Comune allora sito al secondo piano del convento di san Rocco, tutto era pronto, nel pomeriggio, per la presentazione del plastico di progetto di nuova sistemazione di piazza Indirizzo, di cui ero stato incaricato con regolare delibera di G.M. del settembre ’88. Erano intervenute personalità da tutta la Sicilia e non solo: mentre Rino Nicolosi passeggiava nervosamente in corso Umberto per entrare al momento opportuno (?) , tra i moltissimi presenti c’era, quasi in incognito, anche Giancarlo de Carlo, nume dell’architettura italiana. Il ‘mastru di festa’ era Sebi Leonardi, consigliere comunale. Sindaco era Rosario Sciuto. Un’ora circa prima dell’inizio della mia conferenza, che doveva svolgersi con l’ausilio di un video proiettore costosissimo cui erano connessi due operatori con telecamere che inquadravano il plastico seguendo le mie direttive, salta l’impianto elettrico e si brucia il videoproiettore. Tutti restano al buio, io mi rendo conto che qualcuno ha tramato per distruggere quel mio velleitario tentativo di fare architettura a Acireale. (Il quotidiano La Sicilia aveva, quella mattina, annunciato la conferenza paragonandomi, bontà sua, a Sebastiano Ittar). Da quel momento in poi, Sciuto non volle sapere più niente di me né del mio progetto.
Il compianto professor Antonio Pagano, eccelso latinista ma anche fecondo poeta e coscienza critica di Acireale, m’inviò qualche anno più tardi, nell’ottobre 1995, questo:

De fletu architecti

Le mani comprimono il volto.
Gli occhi non reggono alle lacrime.
Come diga che cede alla furia dell’acqua.
Guizzo improvviso di rovinosa folgore.
Dalla gioia d’un attimo bellissimo
alla rabbia per il venir meno d’un piano
elaborato con intelletto d’amore……
Accanto al proiettore annientato
da una corrente letale come infarto,
che squarcia le fibre del muscolo cavo
del petto, giacciono le mappe fattesi
irrita spes, la tacitiana speranza delusa,
caduta nel nulla, per il dolo d’un fato
misterioso che trama nell’ombra, proditoriamente,
col ghigno d’una sadica forza perversa…….

(sdm)

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