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La città, il territorio e le cattive abitudini

ACIREALE – Girando per la città e provando a svestire i panni dell’abitudine e dell’accondiscendenza, possiamo certamente notare che è tutto caos. Il caotico brulicare dei venditori abusivi, dei parcheggiatori abusivi che presidiano strade e piazze, dei tanti (sono sempre troppi) che evadono la tassa sui rifiuti. Il giorno del tromba d’aria, quel maledetto novembre del 2014, abbiamo avuto anche un’idea della tenuta delle opere pubbliche e abbiamo anche compreso che in città tanto doveva essere fatto e tragicamente rifatto.

A Palazzo di città l’impianto per il risparmio energetico non è mai stato messo in funzione, Palazzo del turismo deve essere recuperato causa infiltrazioni d’acqua, stessa cosa per la villa Belvedere semichiusa da anni e che continua nel suo lungo e impetuoso cammino di degrado. Strade che, dal centro alla periferia, sono come gruviera, erbacce e buche e tanti rattoppi.

In questi anni abbiamo anche dovuto vivere e porci tanti interrogativi anche per le due auto incendiate al sindaco Barbagallo, la testa di capretto con un proiettile conficcato lasciato sul cancello di casa dell’on. D’Agostino e, pochi giorni fa, il liquido infiammabile lasciato da ignoti negli uffici dei tributi del Comune di Acireale.

Girando per la città ci accorgiamo che il territorio è devastato da cartelli stradali divelti, insegne fai da te, cartelli attaccati ovunque e senza nessuna autorizzazione. Insomma un territorio che sembra essere stato per decenni lasciato in mano all’improvvisazione e all’occupazione di malsane abitudini e di incapacità al controllo e al rispetto delle regole.

Tanti segnali di brutte presenze, di insane abitudini, di modalità aggressive e di occupazione del territorio da parte di abusivi di tutte le razze e specie. In questo mare di assurdità urbana, in questa giungla dove è stata in vigore la legge del più forte, l’imposizione tacita del “tutto si può fare”, l’impunità e la diseguaglianza tra chi rispetta le regole del vivere civile con chi, invece, considera il territorio come terra di nessuno, come luogo da depredare, da disprezzare, da considerare bene di nessuno, bene di niente.

L’amministrazione Barbagallo prova a mettere un freno a questa deriva costante e che ha origini nel tempo e nel concetto che il territorio può essere occupato, devastato, violentato impunemente. In questo senso l’azione amministrativa deve essere ancora più dura, chiara, diretta per far capire ai tanti che si ostinano a considerare i luoghi come latrina che il tempo dell’illegalità diffusa deve finire per sempre e le azioni di educazione e di repressione non possono attendere ancora.

(mAd)

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