“CARISSIME E CARISSIMI,
ho appena ricevuto la sgradita notizia che i PM di Palermo (che hanno svolto l’indagine sui Gruppi parlamentari dell’Ars) sono giunti alla conclusione di dover richiedere il rinvio a giudizio anche per il sottoscritto. Ritengo il fatto ingiusto e sbagliato: tutte le contestazioni ricevute nella mia qualità di capogruppo (dunque da “amministratore” del Gruppo) sono state archiviate perché ritenute spese legittime e supportate da giustificativi e pagamenti tracciati; è rimasta solo una contestazione (quando ero vicecapogruppo e dunque non avevo responsabilità gestionali) che non ho potuto giustificare perché non mi era stata mai fatta richiesta di produrre riscontri contabili. Si tratta di una modesta somma mensile che mi veniva riconosciuta con assegno dal capogruppo per svolgere la mia funzione di vicecapogruppo e rimborsare autista e benzina dell’auto che mi veniva messa a disposizione dal gruppo stesso. Tale spesa di funzionamento, assolutamente riscontrabile e logica, non ha convinto l’accusa. Dopo aver chiesto volontariamente di essere interrogato, con grande pazienza affronterò l’udienza preliminare sapendo di non meritare il rinvio al processo, nella convinzione di poter dimostrare ad una parte terza la mia totale buona fede e, dunque, l’inesistenza del reato di peculato contestato. Sono dunque ancora in una fase di indagini preliminari, ma in Italia il rischio è di passare per condannati prima ancora di essere processati. Scrivo queste righe per evitare facili strumentalizzazioni, con grande serenità ma senza nascondere, per onestà, la delusione del momento. So di avere migliaia di amici che non hanno mai avuto dubbi sui miei comportamenti, ma tant’è, oggi capisco che è comunque necessario fare quanta più chiarezza è possibile. A presto.”