ACIREALE – Con le dimissioni del presidente del consiglio comunale Abbotto si è aperta in consiglio comunale qualcosa che somiglia tanto alle fazioni in lotta di quei Paesi senza Governo.
Cerchiamo di capire meglio. La dott.ssa Abbotto si dimette da presidente del consiglio comunale e così si è resa necessaria l’elezione di un consigliere comunale che ne prendesse il posto. E’ anche, da qualche tempo ma non da sempre, vero che la carica di presidente del consiglio comunale spetta (non per legge ma per cattiva consuetudine politica) ad un esponente eletto tra le fila della maggioranza consiliare. Una maggioranza se c’è deve avere la possibilità politica e numerica di eleggere un suo esponente alla guida del consiglio comunale ma se non può perché non ne ha i numeri allora l’opposizione ne deve prendere atto e rispettare il mandato consegnato loro dalle consultazioni elettorali. Deve, di fatto e nel rispetto dell’elettorato, proporre un suo nome e se non c’è la convergenza necessaria tutti dovrebbero preparare le valigie e schiodarsi dagli scranni del consiglio comunale. Stessa cosa per la maggioranza uscita dal responso elettorale. Se non hanno i numeri non devono chiedere sostegno ai consiglieri di opposizione ma prenderne atto e lasciare il campo e le poltrone. Questa è la giusta modalità politica di interpretare il ruolo assegnato agli eletti.
Non ci sono altre soluzioni se non alla luce del sole. Ovvero i consiglieri comunali che hanno voluto convergere con i loro voti a sostenere il candidato della maggioranza dovrebbero dire ai cittadini elettori che il mandato loro conferitogli è finito e che, da adesso, sono con la maggioranza. Per il bene della città, per senso di responsabilità, perché vogliono finire il mandato, per qualsiasi motivo ma il loro ruolo è, nei fatti, cambiato e non è corretto che le indicazioni fornite dal risultato elettorale vengono stravolte e cestinate.
C’è anche da dire che la maggioranza dovrebbe anche comprendere che sono, di fatto, minoranza non solo al consiglio comunale ma anche tra i cittadini e che queste danze ritmiche di dimissioni sono certamente fatti anomali e mai visti prima. C’è un precedente che possiamo riferire all’amministrazione Pennisi quando tre assessori della sua giunta si dimisero ma in quel caso Pennisi non aveva neanche una maggioranza in consiglio e la fine della sindacatura apparve inesorabile.
Oggi con l’amministrazione Alì è certamente una storia incredibile e difficilmente comprensibile secondo i canoni della politica conosciuta fin qui. Una maggioranza che si è trovata al civico consesso grazie ad una legge elettorale scandalosa ha dilapidata consensi su consensi, ha chiuso la porta ad un’area di progresso che l’aveva sostenuta, si è chiusa negli uffici, è rimasta seppellita dalle carte e si è chiaramente disconnessa con i bisogni reali dei cittadini e con le numerose e complesse criticità del territorio.
Questa storia è già finita ma invece di scrivere con coraggio e dignità la parola fine la maggioranza e la giunta si arroccano e aspettano i buoni samaritani della presunta opposizione che con una demagogia stantia e stucchevole credono di fare l’interesse collettivo accorrendo al capezzale di chi è già in coma profondo e irreversibile.
Sarebbe bastato rispettare il volere degli elettori ed allora la maggioranza avrebbe dovuto saper governare con le proprie forze e l’opposizione gestire il suo ruolo con dignità, rigore e coerenza politica. Così non è stato e di questa penosa pagina politica tutti gli attori in scena ne subiranno le conseguenze di una verticale perdita di credibilità.
(mAd)