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domenica, Maggio 5, 2024
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L’anomalia acese – I rivoluzionari rizzettari.

aci-follaAcireale per almeno tre decenni la politica della “rizzetta” ovvero del clientelismo e del favore è stata la modalità unica ed il pensiero dominante. Le proposte che via via negli anni si sono sommati per invertire la rotta non hanno mai avuto successi tali da poter andare al governo della città. Una città conservatrice e piccola negli orizzonti che ha prodotto una quantità di danni e disgrazie che sono, oggi, difficilmente recuperabili.

Per tre decenni Acireale è stata una città governata con il solo scopo di gestire il PRG, costruire, edificare, cementificare. Certamente attività che ha prodotto pil ma una modalità assolutamente “a termine”, perchè, come è noto, i cicli produttivi del “cemento” prima o poi finiscono. In ogni caso si è andati avanti a colpi di “rizzetta” e raccomandazioni fino ad arrivare a raschiare il fondo del barile ed ancora più giù.

Abbiamo visto perdere, per incapacità e disinteresse, tutte le vocazioni che la città aveva: dall’agrumicoltura al termalismo, tutto morto, finito, seppellito sotto quantità indecenti di cemento e di voto clientelare. Poi, improvvisamente, quando nei piatti non è rimasto più nulla, ecco che una mandria di “rizzettari” si scoprono rivoluzionari e incominciano e reclamare qualcosa di non chiaramente definito.

Eppure, malgrado i tempi di magra, ancora qualcosa per salvare la città è possibile. Qualcosa che sia compendiata in un progetto organico, dentro una capacità organizzativa e creativa che possa, in qualche modo, provare a darci una nuova vocazione. Ovviamente se proviamo ad analizzare cosa è rimasto e cosa possiamo ancora fare ci rendiamo conto che non abbiamo tante alternative. Acireale dovrebbe puntare sulla bellezza del suo centro storico e dovrebbe concorrere a far diventare il parco archeologico delle Aci il vero volano di una nuova economia. Tutto questo necessita di visione politica chiara, di almeno cinque anni di investimenti di risorse umane, di creatività, di capacità organizzative. Invece teniamo ancora in piedi un simulacro che da solo è inutile (il carnevale) e diamo ancora ascolto a quei “rizzettari” che hanno sempre votato e scelto per convenienza personale e che oggi si arrogano il diritto di alzare la voce.

Acireale non ha vocazioni, è una città orfana di prospettive e di pensiero concreto di rilancio e non basta la buona volontà per cambiare rotta ma fatti, programmi, investimenti e idee chiare.

(mAd)

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