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Le coste di Acireale, un mare di melma di Paolo Pennisi

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Purtroppo con l’inizio della stagione estiva è ormai noto a tutti i bagnanti che le acque di balneazione acesi, soprattutto negli ultimi anni, non godano di un bell’aspetto, piuttosto: in numerosi casi sembrano assumere l’aspetto di vere e proprie “fogne a cielo aperto”. Sono parole dure certo, ma in maniera semplice e diretta racchiudono la rabbia che accomuna molti acesi che scelgono giornalmente di frequentare le proprie coste. I dati pubblicati dal Ministero della Salute e dal portale Acque di balneazione (in riferimento anche al decreto regionale del 3 marzo) segnalano come zone rosse Acesi con divieto assoluto di balneazione oltre che tutte le zone attigue ai porti, anche Capomulini zona via Gurne e via Garritta; dai rilievi non si esclude però una presenza batteriologica nelle zone di Pozzillo e S.Tecla. Seppur le zone da bollino rosso risultino circoscritte, i bagnanti acesi lo sanno che troppo spesso in queste settimane le nostre acque sono soggette ad accumuli di sporcizie torbide e schiumose. E agli ospiti di questa città che diciamo? Le attività di ricezione turistica presenti nel territorio (albergatori, B&B), se richiesto dai propri clienti, cosa diranno delle condizioni in cui versa il nostro territorio? In alcuni casi senza alcun dubbio troveranno come sempre il modo di tergiversare sull’argomento magari con un “sarà qualche bollicina di passaggio”, “comunque la granita e gli arancini sono i migliori”; in altri casi, sono certo che molti altri operatori turistici, o acesi con ospiti stranieri non resisteranno più, vuotando il sacco: “le acque acesi sono sporche, perché non abbiamo una vera rete fognaria e perché l’acqua non è depurata – ergo – in alcuni casi potrebbe succedere che così come entra dalle tazze delle nostre case esce in mare”.

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E’ questo il problema in fin dai conti, il nostro territorio piange le conseguenze dell’indecisione politica, che in tanti anni non è riuscita a trovare delle soluzioni per adeguarsi agli standard minimi che riguardano il trattamento delle acque reflue. Un finanziamento di oltre 133 milioni di euro per la costruzione di un impianto di depurazione con annessa rete fognaria per l’area delle Aci (Acireale, Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, San Giovanni La Punta, San Gregorio di Catania, Santa Venerina, Trecastagni, Valverde, Viagrande e Zafferana Etnea), è fermo dal 2012, anno in cui il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha stanziato la somma. Numerose le sedute di Consiglio, centinaia gli atti comunali sull’argomento, ma un nulla di fatto che ha portato la Regione Sicilia (tramite l’Assessorato alle Infrastrutture e il Genio civile di catania) a commissariare l’iter di realizzazione, scavalcando così il ruolo decisionale che poteva avere il comune di Acireale; ma a questo punto potremmo dire meglio così, visto che alle porte di tale indecisioni e delle “delibere gambero” che negli anni si sono susseguite senza produrre alcuna novità, per il comune di Acireale e per i comuni limitrofi aderenti al bacino di depurazione, vi sarebbe stata oltre che la perdita dell’intero finanziamento i danni erariali e le sanzioni (per oltre 300mila euro per ogni giorno di ritardo) di cui dover far carico. Il Comune che fa? Spero di vero cuore che l’attuale Amministrazione sia vigile a tutela delle nostre coste e del nostro territorio, rafforzando i controlli sull’eventuale presenza di scarichi sommessi illeciti. E’ inoltre necessario che il Comune informi sull’andamento dell’iter di progettazione del depuratore, dato che l’argomento sembra caduto nel dimenticatoio e il nostro territorio ne piange inesorabilmente le conseguenze. Paolo Pennisi

Maggiori info Dreaming Green Acireale:  https://www.facebook.com/groups/418179834948159/?fref=ts

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