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venerdì, Maggio 17, 2024
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L’ultimo discorso sullo Stato dell’Unione di Barack Obama di Enzo Coniglio

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È sempre una grande emozione seguire in diretta l’arrivo di un Presidente al Congresso accolto con entusiasmo e senza riserve anche dagli avversari politici per riferire sullo Stato dell’Unione perchè egli rappresenta il Paese, l’identità e l’orgoglio di tutti i cittadini È  stato il suo ottavo e ultimo discorso sullo Stato dell’Unione e quindi una occasione ideale per una sintesi del suo operato e per ricordare i valori a cui si è costantemente ispirato. 

La nostra forza come Paese è l’ottimismo – sottolinea Obama – capire i cambiamenti, affrontare le sfide, offrendo opportunità concrete e correggendo le distorsioni in un’era di profonde  trasformazioni. 

Ha dichiarato che la sua grande soddisfazione è quella di consegnare ai cittadini tutti una America che ha superato la più grave crisi del mondo moderno, del 2007 e creato 14 milioni di posti di lavoro, dimezzata la disoccupazione e ridotto il deficit di due terzi. La gravità della crisi gli ha suggerito inoltre di riformare la sanità, rivoluzionare il sistema della energia e della sostenibilità ambientale e, soprattutto, rispondere con successo alle sfide strutturali poste dalle nuove tecnologie che ridisegnano il mercato del lavoro, minacciano il livello dei salari per le fasce più basse e obbligano a rivedere il sistema formativo ed educativo.  Due sfide correttamente affrontate che confermano gli Stati Uniti  come il Paese più forte del pianeta, più delle otto potenze che li seguono messe insieme e il punto di riferimento sicuro per gli Stati in difficoltà che non si rivolgono a Pechino o a Mosca.

Tutto bene quindi?  Assolutamente no! Rimangono sul tappeto dei gravi problemi posti dai cambiamenti strutturali, dal predominio delle lobbies e dal quadro di riferimento valoriale. Tra questi, la minaccia di perdere il posto di lavoro per l’automazione e la delocalizzazione, la maggiore difficoltà di  uscire dallo stato di povertà, l’assicurazione del lavoro per le nuove generazioni e una istruzione di qualità e a prezzi sostenibili, l’aumento del risparmio per andare in pensione quando si vuole e curarsi come sarebbe naturale pretendere. 

Tra i maggiori colpevoli per  i disagi presenti, Barack Obama indica con fermezza le grandi banche,  la nuova finanza e gli “hedge funds” che disegnano procedure a loro esclusivo vantaggio a scapito del ceto medio e utilizzano i paradisi fiscali per eludere le imposte.  Non sono quindi i processi migratori i responsabili del mancato aumento dei salari. 

Intanto, per sanare il grave disagio personale e sociale e per rendere gli Stati Uniti più forti, Obama propone la gratuità della scuola materna e dei primi due anni di università; ricorda  la sconfitta dell’ebola, e preannuncia quella dell’HIV e della malaria. In politica estera, rivendica l’apertura a Cuba e la guerra determinata e fino in fondo contro L’ISIS e il terrorismo per rendere gli Stati Uniti ancora più sicuri.

Ma l’affondo più incisivo, Obama lo ha riservato alla fine quando ha dichiarato che “il futuro migliore si realizzerà solo se lavoreremo insieme e se risaneremo il nostro sistema politico inquinato dalle lobbies del denaro”. Una battaglia – assicura – che continuerà anche quando non sarà Presidente, dalla parte dei cittadini.

(Enzo Coniglio)

 

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