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domenica, Maggio 19, 2024
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HomeDai lettoriNon funziona così. La lotta politica non vada oltre l’etica.

Non funziona così. La lotta politica non vada oltre l’etica.

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Avverto la necessità di affermare che alcune modalità politiche di incalzare, attaccare e screditare gli avversari sono sempre più di basso profilo. A cominciare dai pezzi da novanta nazionali per arrivare fino al consigliere comunale dell’ultimo paese italiano, assistiamo sempre più frequentemente ad attacchi che sono chiaramente solo insulti e mettono nel frullatore mediatico ogni cosa, ogni ingrediente anche il più letale.

Brutta cosa e pessima strada che sta per prendere la dialettica politica che ci fa rimpiangere gli scontri (tutti politici) dei signori della prima Repubblica. Oggi, è abbastanza normale, incominciare a produrre “dossieraggio” e servirlo come un hot dog rancido alla vasta platea di giacobini e di rivoluzionari che hanno da sempre considerato il voto e la partecipazione alla vita pubblica come un’inutile perdita di tempo. La novità è colpire l’avversario politico anche quando non è direttamente interessato alle questioni che gli vengono sollevate. Colpire la figlia per le eventuali colpe della madre, colpire la sorella per le eventuali colpe del fratello, insomma una modalità pessima e squallida che si somma al triste e lungo periodo di continua regressione dei valori fondanti di una comunità che vuole dirsi civile. Una barbarie da cui prendo distanze siderali.

L’accesso alle informazioni, la duttilità con cui si diventa spettatori e attori in un solo clic sono un’arma potente di partecipazione dal basso ma sono anche strumenti che, spesso, vanno a finire nelle mani sbagliate, vanno a finire nella canea popolana e nulla hanno a che vedere con la condivisione delle informazioni utili alla collettività e nulla hanno a che vedere con l’operazione politica, con il progetto politico, con il mandato ricevuto.

A suon di “like” non si produce necessariamente cultura, ne si trasmettono necessariamente valori degni di essere divulgati.

La tristezza pervade quando ci si accorge che poi, alla fine, è il ragliare che produce il “pop affaire” mentre i contenuti giacciono supini e mortificati, seppelliti dalla caciara dei beoni.

Mentre ci rubano il futuro, mentre aumenta l’emigrazione dei migliori giovani italiani e siciliani, mentre emerge prepotentemente l’emergenza abitativa, il lavoro nero, il lavoro minorile e sfruttato, mentre assistiamo incolpevoli e impotenti alla distruzione dei concetti, della analisi e dei valori, il popolo gode nel rovistare nel fango.

(mAd)

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