Anno 1921, dopo le elezioni la grave situazione finanziaria del comune , denunciata in vari numeri del giornale “La Polemica” (giornale Grassi Vocesiano) , indusse alle dimissioni il Sindaco Salvatore Badala’ Grassi. In una lettera aperta aperta ai concittadini , datata 18 luglio 1921, egli difese l’operato della sua giunta che si era trovata a far fronte sin dal 1914 a gravi problemi finanziari dovuti a suo dire, alle inadempienze della precedente amministrazione e al graduale arresto economico per lo scoppio della guerra . Per arginare le disastrose conseguenze della guerra – il Badala’ raccontava- lo Stato era intervenuto con disposizioni di carattere eccezionale destinate ad essere applicate dalle amministrazioni comunali: cosi’ anche il comune di Acireale per svolgere le nuove funzioni , era stato obbligato al reclutamento di apposito personale provvisorio, gravandosi di spese per la creazione di uffici , indennità e stipendi. Per di più, avendo il governo emanato dei provvedimenti per alleviare il disagio dei dipendenti pubblici a causa del rincaro dei generi alimentari, il comune aveva dovuto concedere un primo caroviveri e aumenti di stipendi. Il rimpatrio dei soldati aveva , infine , acuito il fenomeno della disoccupazione: fortunatamente grazie a un mutuo di 800.000 lire messo a disposizione dello stato e ottenuto grazie all’interessamento dell’On. Pennisi, l’amministrazione acese aveva promosso la costruzione di opere pubbliche , come la Via Salvatore Vigo. Ma l’autodifesa di Badala’ non pose fine alle polemiche, i cui toni si inasprirono in modo particolare dopo la pubblicazione del bilancio da parte del Commissario dott. Marcello Bartolotta nel novembre 1921: la “Polemica” accusò il Sindaco di aver mentito , lasciando debiti per circa 4.000.000 di lire , mentre le opere pubbliche finanziate dallo Stato non erano ancora costruite. Inoltre, secondo lo stesso giornale il Sindaco avrebbe aumentato le tasse senza rispetto per la legge e con gli sperperi avrebbe ridotto il comune al fallimento, portandolo a subire persino il pignoramento dei mobili.
(fonte “il Fascio e la Croce ” della dott.sa Maria Chiara Pagano)