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Piccola storia di Jaci – Il massacro dei soldati spagnoli, 1577

Nel gennaio 1577 cambiò la guarnigione di presidio e giungevano in Aci le compagnie comandate dai capitani Alonzo Miranda e Pedro Gonzales de val di Rovano del “Tercio” comandato da Figuera Lopez. I soldati furono acquartierati nelle capanne a tavole fatti costruire appositamente dal municipio in una delle strade principali della città. I soldati molto spesso non ricevevano il giusto soldo, lasciandosi andare al saccheggio e alla rapine nei confronti dei cittadini ospitanti. Il governo spagnolo per togliesi la responsabilità di tali eventi ordina ai comuni ospitanti di anticipare le paghe dei soldati e di mantenere le milizie nella vaga speranza di un futuro rimborso. Tale editto giungeva al nostro municipio il 13 giugno 1577 , inviato dal principe di Butera dove si comandava: Che dalle 18 di giugno dovessero soccorrere la compagnia di capitan Alonso Miranda con darli omnoi tre jorni unc. 6 tt. 13 et gr. 10, chi tocca un carlino per soldato il giorno oltri capitani alfieri… acciò per la necessità chi patiscono non venghino disordine. Questa ulteriore imposizione, fatta in tempo di pestilenza e carestia aumentò ancora di più il malcontento delle popolazione “soverchiate” dalla presenza delle soldataglie. Non risulta dai documenti quale sia stata l’occasione che scatenò l’orrenda carneficina dei soldati spagnoli commessa dagli acesi tra l’agosto e settembre del 1577. La città fu tutta un trambusto, la strage riuscì sanguinosissima e pochi scamparono alla strage, gli alloggiamenti vennero invasi e posti sottosopra dai rivoltosi, nel saccheggio furono prese le armi , le biancherie, i vestiti degli ufficiali, due grandi bauli, del capitano Gonzales, furono depredati e gli oggetti di  valore  naturalmente sparirono. L’intervento del capitan- giustiziere Ugo Paternò , uno dei reduci della battaglia di Lepanto, mise fine alle violenze. Con la fine del tumulto sui rivoltosi si abbatterà molto presto la giustizia di S.M. il Re con numerosi arresti e pene capitali , come risulta dalla documentazione anche un pesante donativo di 12.000 scudi da pagare in otto anni.

Can. Raciti Romeo in “Aci nel sec. XVI”

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