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Piccola Storia di Jaci – In ricordo del Prof.Carmelo Salanitro

Lettera del Dr. Antonino Di Salvo , compagno di prigionia di Carmelo Salanitro, scritta al fratello Prof. Nino Salanitro. Lettera pubblicata a cura del Prof. Cristoforo Cosentini.

Briga Mare, 15 agosto 1945

Egregio e caro Professor Salanitro, solo ora vengo in possesso della sua stimata del 14 luglio e cerco di rispondere al questionario concernente il suo povero fratello Carmelo, che io amavo ugualmente come un fratello. Infatti era l’unico compagno di sventura che per cultura, elevatezza di mente e educazione io frequentassi e col quale fummo in grande amicizia fino al giorno della nostra separazione. Alla prima domanda, cioè quale numero avesse il Lager a cui fummo condotti i morituri e se questi presentivano la sorte che li attendeva e perchè furono scelti quelli del blocco 9 rispondo: Il Lager non aveva numero perchè con esso era designato il grosso del fabbricato, dove stavano i prigionieri validi ( quelli che giornalmente erano condotti a lavorare alle cave – e  a morire di sfinimento e di fame). No, essi non potevano presentire la sorte che li attendeva, perchè altri trasferimenti erano avvenuti nei mesi precedenti, anche di notte e all’improvviso, dovendo sgombrare il blocco per lasciare il posto a profughi provenienti da altri campi o a civili provenienti da Linz e da altre città bombardate. Non  furono scelti quelli del blocco 9 ma credo che fu un’eliminatoria generale dovuta, si seppe dopo, a una circolare di Himmler, stata effettivamente trovata dagli Americani nel Lager, in cui si raccomandava alle S.S., prima di fuggire, di sterminare tutti i prigionieri, senza discriminazione tra politici e di guerra. Furono scelti fra noi invalidi quelli che soltanto potevano camminare io per vero miracolo potei sfuggire all’atroce sorte solo perchè due giorni prima ero stato compiacentemente nominato aiuto-farmacista del blocco.

Domanda 2a. L’eccidio fu l’unico? Sì, fu l’unico di cui avessi avuto notizia io, né fu preceduto né seguito da altri perché le S.S. erano fuggite e quando vi erano bastavano quelli che morivano di fame ( circa 1000 la settimana). Ignoro se il Comando Americano sapesse dell’eccidio, ma  comunque non poteva punire i responsabili essendo le S.S. fuggite.

Domanda 3a. Si, le vittime erano trasportate ignare nella camera dell’acido cianitrico e suppongo pure che soffrissero pochissimo o nulla.

Domanda 4a. Si era talmente sempre a contatto con la morte nelle sue varie forme che quasi la notizia non fece impressione. Io fui avvertito di essa da un guardiano romano che a sua volta l’aveva appreso, disse, da qualche impiegato al crematorio.

Domanda 5a. Carmelo stava tutto il giorno coricato. Nessuno aveva da leggere e poi era proibitissimo il possesso di qualsiasi oggetto che non fosse un cucchiaio di legno. Non poteva uscire a piacimento fuori dal blocco a passeggiare, ma solo quando ce lo permettevano i nostri feroci guardiani, quasi tutti polacchi. parlavamo tutto il giorno e, manco a dirlo, ci scervellavamo a indovinare come e quando sarebbe avvenuta la liberazione. Quando si usciva, eravamo nudi come bruchi.

Domanda 6a. A Mauthausen non fu obbligato ad alcun lavoro forzato, a cui d’altronde la sua grave miopia ne l’avrebbe impedito. Mi disse tuttavia che a Dachau l’avevano obbligato a lavorare, credo come spazzino, ma che lui faceva apposta male il lavoro, non volendo collaborare col nemico per nulla affatto e allora fu punito con 20 bastonate, poi successivamente trasferito a San Valentino e Mauthausen.

Domanda 7a. Ignoro la ragione dei suoi numerosi trasferimenti, forse dovuti al caso.

Domanda 8a. No, si può quasi escludere che vi fosse stato un altro trasferimento dopo il 23 aprile, prima di tutto per fuga selle S.S. e conseguente anarchia nel campo, e perchè si sarebbe avuta notizia di essa e poi perchè Mauthausen, essendo in Austria, esercitava una forza centripeta e non viceversa, cioè a essa convergevano i fuggiaschi dei campi di Polonia, Prussia  Slesia da una parte della Renania, Baviera, Hannover dall’altra, mano mano che i Russi e gli americani rispettivamente si spingevano verso Mauthausen, il quale fu liberato degli  ultimi.

Domanda 9a. Si, Carmelo mi parlava sempre di loro ed io pertanto sono informatissimo di tutta la loro famiglia. Egli contava naturalmente di rivedere specialmente la moglie e Nicolino, per quanto avesse molto scetticismo circa il tempo in cui l’incontro sarebbe avvenuto. Era, come d’altronde ero io, attanagliato dalla fame e imprecava contro i nostri carnefici che ci lasciavano morire di fame. Tuttavia non era magrissimo e conservava forze sufficienti per turarsi su quando fosse arrivato in patria.

Domanda 10a. Nè lui nè io prevedevamo che il nostro abbraccio sarebbe stato l’ultimo perchè si supponeva che ci sarebbe rivisti ben presto.

Le faccio le mie sentite condoglianze e la prego di farle a nome mio alla Sua Cognata. Spero poterli conoscere un giorno di persona e la cosa non é molto improbabile avendo dei parenti in Provincia di Palermo. Stia bene, ricambio di cuore il Suo cordiale abbraccio e mi creda suo dev.mo

Dr. Antonino Di Salvo – farmacista in Briga Mare (Cuneo)

da Memorie e Rendiconti anno 1989.

 

 

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