Il Cav. Raffaele Di Maria nel suo libro “Fine Ottocento in Acireale”, nel capitolo dedicato a Francesco Badalà Scuderi alias “fra Ginepro” quest’ultimo pubblicava un opuscolo sulle ingerenze governative in occasione delle elezioni svolte il 29 ottobre (1º turno) e il 5 novembre (ballottaggi) 1882. Badalà stranamente parla di governo Crispi, che sarà capo del governo solo nel 1887, quando in effetti il governo era retto da Agostino Depretis.
Contro Grassi Pasini, il governo Crispi voleva imporre, con la prepotenza e con l’arbitrio, l’on. Damiani, on. Abele Damiani
“un candidato che il proprio paese e il proprio collegio non aveva voluto…che a nove decimi degli elettori acesi è completamente ignoto di nome e di persona”. Fra Ginepro, nel medesimo opuscolo ci descrive i metodi usati dal governo in quella occasione: “Promessa di croci e ciondoli; promesse di agevolazioni, di riduzione di debiti e solite promesse delle solite ferrovie, strade, ponti , ecc. ecc. a tanti illustri sindaci ed a tanti mistificati comuni”. …”Prefetti che vanno e vengono, che scrivono lettere tenere, minacciose e fulminanti. Pazienza, fosse solo il Prefetto della Provincia! Comandanti e Vicecomandanti di militi a cavallo, i quali lasciano in pace gli assassini ed i bricconi e si fanno messaggeri ed agenti elettorali. E così l’onorevole divisa del pubblico funzionario si cambia in gallonata livrea di lacchè del potere! Autorità di ogni genere e natura che si arrabattano in tutti i sensi, e che poi chiuderanno gli occhi ed il Codice Penale sugli imbrogli e le frodi elettorali”. A dispetto del governo, gli elettori acesi eleggono per l’on. Michele Grassi Pasini.