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giovedì, Maggio 2, 2024
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Piccola storia di Jaci – le vicende delle proprietà terriere della zona sud di Acireale e la Madonna delle Grazie.

Le ricerche storiche d’archivio, condotte dallo studioso  Aurelio Grasso, che documentano una lite riguardante la zona sud della città compresa tra Santa Caterina e l’antica contrada di Santa Maria delle Grazie, ci svelano una storia interessante su questo territorio attraverso i passaggi di proprietà di terreni tra famiglie catanesi e la nascita dell’ antica chiesetta della Madonna delle Grazie, tanto cara agli acesi.

Nel XIV secolo, venuto meno il prestigio degli Alagona, si ha una ridistribuzione delle proprietà fondiarie anche nel territorio di Aci. 
Tra coloro che ne beneficiarono ritroviamo anche i Rizzari di Catania.
Non identificabili i confini del fondo concesso verranno chiariti grazie ai trascorsi narrati successivamente in una controversia di lite da me ritrovata in una delle tante scorribande d’archivio.
Rilevo, infatti, che nel XVI secolo i Rizzari avevano già alienato una piccola porzione del bene in favore di Don Pietro Calanda (Calanna), il quale realizzò in questa, per se e la moglie Caterina Grasso, la sua abitazione, torre (1542), e la cappellina dedicata a Santa Caterina (1522) che in seguito diverrà chiesa sacramentale, oggi parrocchia.
I Rizzari decisero quindi di cedere quanto rimaneva a due personaggi: il rev. Tommaso De Procida, ed un nobile di casa Scammacca.
La tenuta Scammacca rimase quasi del tutta inviolata sino al XIX secolo impedendo di fatto lo sviluppo urbanistico della nuova città di Acireale verso sud, sarà con l’acquisizione di questa parte di proprietà da parte dei Baroni di Floristella che, al già avvenuto passaggio ferroviario lungo la proprietà, si avrà un lento ma continuo processo di lottizzazione ed edificazione di edifici.
Questa porzione dalla strada che da Santa Caterina porta ad Acque grandi di estendeva approssimativamente sino a Santa Venera al Pozzo al confine con Acicatena.
La seconda porzione, invece, è quella che divenne oggetto di lite. Il sacerdote divenuto insolvente dovette sostenere una causa che si concluse con la restituzione della sua parte di proprietà agli eredi Rizzari, e di lui ancora oggi rimane ricordo nella toponomastica che identifica parte del bene come “Timpa di don Masi”.
I Rizzari riappropriatisi della proprietà la cedettero ad altri proprietari tra essi i D’Amico dei Baroni del Grano, ovvero la parte che dal confine della neonata borgata di Santa Caterina si spinge verso la chiesetta di Santa Maria delle Grazie antica. A seguire un secondo lotto venne ceduto al nobile Alessandro Grasso, nonno del futuro Barone della Biviera. Quest’ultima proprietà aveva tra l’altro anche la fiumara di acque grandi ed il canneto, nonché i ruderi di alcuni edifici e fortificazioni trecenteschi.
Proprio dirimpetto la proprietà rilevata dai Grasso nascerà, per munificenza del Cavaliere Lizzio la chiesetta di Santa Maria delle Grazie, che poi andrà ad essere curata dai membri di casa Riggio. 


I Riggio rileveranno, nel settecento, dai Grasso della Biviera anche il bene, in affitto, ed in questa proprietà di cui pagavano il censo ancora nel 1798 ai Grasso, il sacerdote Giuseppe Di Mauro Riggio diede vita al celebre giardino in cui coltivava centinaia di piante, facendo realizzare delle stesse un erbolario a pittura.


Le sue spoglie riposano ancora oggi all’interno della chiesetta come riporta la lapide ai piedi dell’altare maggiore dove campeggia la figura della Vergine delle Grazie opera eccelsa del pennello del Vasta.

@Aurelio Grasso – proprietà letteraria riservata

foto Sig. Rosario Frazzetta

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