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Piccola storia di Jaci – Ripristinazione delle gabelle e provvedimenti per la vertenza tra popolani e nobili,1647

Nel giugno del 1647, a causa della carestia che provoco dei tumulti in varie zone della Sicilia, furono sospese alcune gabelle sui generi di prima necessità, in agosto il Vicario Generale a guerra del Valdemone ripristina le gabelle e mette fine al dissidio tra il popolo e nobili per l’abolizione della “Mastra” e la richiesta  per l’elezione  del Sindaco per consiglio pubblico, di seguito la “Cronacha del Sac. Tommaso Lo Bruno”:

Alli 19 di Agosto 1647 in Jaci si imposero di nuovo le gabelle abbolite del vino, formaggio, oglio e carne per ordine dello Ill.mo D.n Muzio Spatafora Vicario generale a guerra nel Valdemone, residente nella città di Randazzo.

Alli 30 venne il detto D.n Muzio in Jaci con le compagnie di cavalli e due di pedoni, e posao nella casa di Pier Tommaso Costa; (palazzo Vigo poi Pennisi) ed in sua compagnia si portao doi suoi fratelli, cioè il Principe di Venetico, primogenito, e lo terzogenito perchè lui era secondogenito et havia stato fora alle guerre di Fiandra Capitano di una compagnia et havia fatto assai servito a sua Maestà, per il che fu onorato di questo officio di Vicario Generale. Venne in Jaci per accommodare li popoli con li nobili, dove dimorao infino alli 4 di settembre e scarcerao a Fra D. Francesco Sfilio con tutti li altri cinque che haveavo carcerato lo Capitanio e li Giurati alli 8 di giugno come ribelli, e declarao essere innocentissimi di tal caso, perchè informao a plenum di tutto lo fatto. E volendo compiacere alli popoli che li domandavano che si abolisse la Mastra e che essi a fare lo scruttinio delli ufficiali et si havessero di eleggere venti persone, cioè, dieci onorati e dieci ministrali e questi havessero da fare lo detto scruttinio, et anco lo Sindico, e si havessero da eleggere per conseglio pubblico, li concedesse dette grazie, con farci provvista sopra il memoriale: quod detineatur Consilium e si mandasse a confirmare dal Vicerè e dal Tribunale del Patrimonio. E doppo si partio per Agusta, dove per ordine del Vicerè fu carcerato dentro lo Castello di Agusta, per non so quali mali informationi. Del che doppo, chiarito il Vicerè, lo volea uscire dal Castello, ma detto D.n Muzio non volse uscire, perchè ne scrisse a sua Maestà. E venne ordine doppo, di sua Maestà, al Castellano, che lo lasciasse andare libero.

Per la “Storia di Acireale” del Sac. Tommaso Lo Bruno cap XLIV

stemma della famiglia Spadafora

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