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venerdì, Maggio 3, 2024
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Piccolo commercio cittadino e crisi interminabile. Analizziamo il fenomeno.

analizziamo-il-fenomeno-ztlIniziamo una breve analisi riportando, secondo uno studio della confcommercio, le motivazioni che hanno portato alla forte crisi del commercio cittadino. Secondo la confcommercio Il commercio è l’unico comparto dei servizi ad aver subìto in misura incisiva i

contraccolpi negativi della crisi della domanda interna e, in particolar modo, dei consumi delle

famiglie.  Non c’è dubbio che  il mix perverso di incrementi del prelievo fiscale sui redditi e quindi ridimensionamento del reddito disponibile e forte contrazione dei livelli occupazionali, abbiano prodotto una pesante riduzione della spesa delle famiglie.

Giustamente viene individuato come causa principale della crisi del piccolo commercio cittadino la crisi della domanda interna ovvero la ridotta possibilità delle famiglie a spendere per i consumi, insieme a questo dato viene ricordato come il prelievo fiscale e la moltitudine di tasse e balzelli a carico dei piccoli imprenditori è una concausa della crisi. Una crisi che procede ininterrottamente dal 2007.  Una crisi talmente estesa che, sempre secondo lo studio della confcommercio, mostra anche un “momento difficile per gli ipermercati, penalizzati da un calo del fatturato e dalla maggiore attrattività esercitata dalle grandi superfici specializzate non alimentari.

E’ certamente motivo di analisi anche il dato che ci mostra come gli incrementi di vendita sono quasi esclusivamente rivolte ad una forma di commercio assai presente nel nostro territorio. Ecco un passaggio assai significato: In questi anni di crisi dei consumi, un canale distributivo che continua a mostrare segni di gradimento da parte dei consumatori è rappresentato dal commercio ambulante ed itinerante che opera attraverso i mercati quotidiani e settimanali, le fiere, i posteggi a rotazione, la vendita in forma itinerante”.

Ora se a questi dati aggiungiamo anche le altre forme di commercio (anch’esse in crescita) possiamo incominciare a capire meglio il quadro della situazione e cercare di trovare i modi migliori per esercitare un sano ed informato diritto al dibattito. Crescono ed erodono il fatturato del piccolo commercio cittadino “Altre forme di vendita che operano con modalità non tradizionali, fuori dai negozi e che hanno nella convenienza di prezzo e nella modalità di distribuzione dei prodotti i punti di maggior interesse. Le forme più conosciute sono l’e-commerce, la distribuzione automatica, la vendita per corrispondenza, attraverso la tv, la vendita a domicilio, modalità che hanno livelli di diffusione diversificati strettamente legati alle abitudini di acquisto da parte dei consumatori italiani. Tra queste va evidenziato il livello di diffusione elevato della distribuzione automatica che conta in Italia oltre 2 milioni di macchine installate nei luoghi più svariati per l’acquisto soprattutto di bevande e prodotti alimentari. Sono in crescita anche i consumatori che ritengono l’utilizzo di internet una soluzione rapida ed economica per l’acquisto di prodotti di abbigliamento, informatica, editoria, musica. (confcommercio)

Adesso possiamo incominciare a comprendere le motivazioni reali per cui il piccolo commercio cittadino dal 2007 soffre una crisi che ha prodotto numerose chiusure di piccole aziende e la desertificazione dei centri storici fenomeno che ha riguardato e riguarda una moltitudine di città italiane. Grande distribuzione, pressione fiscale, altre forme di commercio (ambulante, mercatini, e-commerce). Il terziario rappresenta certamente un settore dove molti giovani imprenditori provano ad aggredire il mercato con proposte che se non sono innovative non possono reggere la concorrenza della GDO (grande distribuzione organizzata) e non possono sviluppare fatturato e quindi posti di lavoro. Dall’analisi di studio (dalla confcommercio, alla confesercenti, ad analisti del mercato) una soluzione potrebbe essere l’organizzazione dei piccoli imprenditori “attraverso consorzi, aggregazioni, reti d’impresa, centralizzazione di funzioni”. Ancora necessario, indispensabile, per tentare di aggredire la crisi e provare a mettere sul territorio procedure atte a potenziare il piccolo commercio non possono essere altro che la valorizzazione e la promozione di quei servizi prevalentemente offerti in regime di concorrenza che coprono uno spazio vasto ed eterogeneo all’interno del quale si collocano tanto il commercio quanto i trasporti, il turismo, la ricerca ad elevato impiego di tecnologia, i servizi immobiliari, le comunicazioni. Fattori che nella nostra città stentano a trovare applicazione ed è per tale motivo che un investimento per l’arredo urbano, per i trasporti pubblici, per il decoro non sono solo motivo per recuperare la bellezza dei luoghi ma un vero e concreto aiuto ai piccoli imprenditori.

In tante città italiane che si sono trovate a fronteggiare il fenomeno inarrestabile della crisi del piccolo commercio cittadino è tendenza condivisa quella di valorizzare le zone a traffico limitato con mercatini, musica ed eventi, arredo urbano, istallazioni artistiche, concertini… in una parola urgente e necessaria la valorizzazione del territorio e delle bellezze che la nostra terra ancora, testardamente, concede alla vista.

Infine secondo un sondaggio della confesercenti -Swg “A pesare sulle attività dei centri storici è la burocrazia secondo il 43% degli intervistati, il caro affitti (per il 38%) e i problemi relativi ai trasporti e all’accessibilità dei centri storici (26%)”.

(mAd)

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