Autobiografia dello scrittore cubano omosessuale, morto suicida nel 1990.
Scrittore e omosessuale: due colpe imperdonabili per il regime castrista che lo perseguitò, incarcerò, torturò e lo condannò ad un programma di riabilitazione. Durante la prigionia riuscì a far uscire alcune sue opere, scontò la pena e nel 1980 riuscì a espatriare cambiando il nome nel passaporto e a stabilirsi a New York.
“Prima che sia notte” appunto perché durante la persecuzione si nascondeva tra gli alberi e per questo motivo era costretto a interrompere la scrittura al calar del sole.
Libro di una struggente “bellezza” appunto perché autobiografico, crudo, vero.
Una denuncia sociale, su come le dittature, tutte, da destra a sinistra siano comunque sbagliate e folli, una denuncia sull’ipocrisia della sinistra occidentale viziata dal mito della rivoluzione cubana, ma che non sanno quanto sangue fu versato in nome di quella “rivoluzione”.
Arenas, uno dei massimi scrittori cubani, purtroppo poco conosciuto in Italia, malinconico e straziante; si uccide nella sua casa di New York. Non prima, però, di aver concluso la sua autobiografia e di aver vergato a mano un biglietto per i suoi amici più cari. Poche righe che sono un testamento politico e letterario, che consegnano alla storia una delle esperienze artistiche e umane più carnali, libertarie e ribelli del Novecento: “Non vi arrendete, ma continuate a lottare. Cuba sarà libera, io lo sono già”.
(Daniela Torrisi)