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Quanto costa la “rizzetta”?

MADRID, SPAIN - SEPTEMBER 29: A woman holds up a sign in protest against spending cuts and the government of Mariano Rajoy on September 29, 2012 in Madrid, Spain. Demonstrators are protesting for the third time this week near the Spanish parliament against austerity measures after earlier demonstrations this week brought violence and arrests.  (Photo by Denis Doyle/Getty Images)

Improvvisamente Acireale conosce grazie ad un colorito intervento in consiglio comunale che c’è una politica della “rizzetta”.

Ho provato a chiedere a tanti consiglieri comunali di cosa si tratta esattamente ma non ho ricevuto risposte esaurienti. Molti hanno risposto “non so, non sono fatti miei”. Corretto, ne prendiamo atto. Così, non ricevendo risposte con un minimo di senso compiuto, mi sono chiesto e richiesto di cosa si tratta, cos’è questa “rizzetta”? Sono giunto a conclusioni che sono chiare e alla portata di tutti ma, subito dopo, mi sono sforzato di tentare di quantificare il “costo della rizzetta”.

Prima ipotesi. La politica della rizzetta è una spinta per superare le lunghe liste d’attesa per visite e altro all’ospedale pubblico? Non è così (è solo un’ipotesi) ma se fosse così quanto costa questa pratica a quei cittadini che invece rispettano le liste d’attesa? Costa tanto. Alcuni decidono di non aspettare e vanno in cliniche private, altri, invece, rinunciano alle cure o alla prevenzione, altri ancora aspettano per mesi. Ma è solo un’ipotesi.

Seconda ipotesi. La politica della rizzetta è la pratica della raccomandazione nei diversi settori della vita pubblica? Il costo per la collettività allora diventa ancora più alto perché quando si aiuta uno se ne affossano altri cento. E’ ovvio. Se qualcuno passa avanti (in una qualsiasi ipotetica fila) c’è sempre qualcun altro che perde il posto e la priorità. E’ un costo sociale altissimo perché produce disparità da una parte e connivenza dall’altra.

Terza ipotesi. La politica della rizzetta è la gestione del consenso in un rapporto individuale “uno a uno”? Questa ipotesi è la peggiore perché crea il più grande male possibile: si distrugge il senso di comunità e scatena una guerra tra poveri, una corsa individuale alla richiesta di “rizzetta”, una modalità che permette e facilita il concetto di “cercarsi l’amico” che è la grande piaga italiana e meridionale in maniera particolare e spinta.

Vabè, forse la politica della rizzetta non esiste e sono io che cerco di capire cosa che, di fatto, non hanno senso. O forse no?

 

(mAd)

 

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