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Reddito di cittadinanza e povertà. Il sindaco Alì: “Lo Stato deve farsi carico di queste realtà”.

Il reddito di cittadinanza è una realtà in tanti Paesi europei, un modo per dare una mano a chi non riesce a trovare un lavoro e lo cerca, a chi vive con un misero salario al nero, a chi non riesce a trovare altro che lavoro illegale o ai confini della legalità.

Il reddito di cittadinanza una volta veniva chiamato “salario garantito” ed era uno slogan ed una proposta della sinistra italiana ma non si è mai legiferato in tal senso, anzi si è continuato a tenere in piedi un welfare inefficace e obsoleto; uno stato sociale che non si è mai realmente interessato di occuparsi della triste realtà di alcuni milioni di cittadini italiani. Una vera porcheria lasciare in mano al caporalato, al lavoro nero e sottopagato e al lavoro illegale delle mafie, quelle persone che vedono in queste possibilità la sola strada percorribile per portare a casa il “pezzo di pane”.

Il sindaco Alì nei suoi incontri con i cittadini si è dovuto misurare anche con la povertà che investe tanti cittadini della nostra città. Un resoconto ad Acireale che sfugge alla contabilità ufficiale ma che è assai diffuso. Una testimonianza in tal senso giunse, qualche tempo fa, anche dal vescovo Raspanti che disse chiaramente che ad Acireale la povertà e il disagio sociale raggiunge vette inaspettate e iperboliche.

In questi giorni un tema di stretta attualità politica è quello relativo al reddito ci cittadinanza. Una misura che non piace a chi sta con un tetto sopra la testa e la notte dorme sereno sotto il piumone ma che, invece, dovrebbe essere un provvedimento assolutamente necessario prima e oltre l’eventuale reazione dei mercati.

Ecco cosa scrive il sindaco di Acireale Stefano Alì: “Incontrare un cittadino che vive in un dormitorio che viene con la moglie e la figlia e dovere allargare le braccia è un’esperienza che non auguro a nessun amministratore. E vi assicuro che sono tante le emergenze di questo tipo.

Le stesse affermazioni vennero usate dall’ex sindaco Barbagallo e dall’assessore D’Anna quando ho avuto modo di incontrarli per parlare di disagio sociale. Parole dure e feroci che sono un aspetto non secondario della realtà che vive la nostra città e più in generale tutto il sud Italia. Una realtà difficile e piena d’angoscia che, in parte, produce manovalanza per l’imprenditoria criminale. Afferma il sindaco Alì: “Non so se il reddito di cittadinanza sia la risposta giusta, so però che ci sono tantissime persone che vivono ai margini della nostra società. Io credo fermamente che lo Stato si debba fare carico di questa realtà..”

Il reddito di cittadinanza è un aspetto del welfare che è presente in Germania, Regno Unito, Danimarca, Francia, Finlandia, Olanda, Belgio, Irlanda, Spagna, Svizzera e fino in Alaska. Il sostegno alle fasce più deboli è una misura necessaria intanto per dare speranza a chi ne ha poca ma anche per mettere un freno al lavoro illegale, per promuovere la cooperazione sociale e per far si che ogni persona possa avere quel minimo garantito per vivere con dignità.

Uno  studio condotto per il National Bureau of Economic Research, dagli economisti: Damon Jones dell’Università di Chicago e Ioana Marinescu, docente presso l’Università della Pennsylvania ha dimostrato che con il “sussidio” si registra un incremento del lavoro part time (+ 1,8%). E’ oggetto di studio anche il dato che “il sussidio ha il potenziale per influenzare il funzionamento generale dell’economia”.

Il sindaco Stefano Alì così conclude un suo passaggio su povertà e aiuto economico alle fasce più deboli. Alì: “In un incontro si è presentata una persona con una lettera della segreteria del presidente della repubblica che lo invitava a recarsi dal sindaco per rappresentargli la sua situazione. Un facile scaricabarile su chi è sul territorio, ma al di là di cantieri di lavoro e di servizio e qualche progetto dei servizi sociali, non c’è nulla che possa fare il comune. Io penso che una risposta reale a queste persone vada data, non saremmo società civile.

(mAd)

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