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Renzi e la Libia: un beato incosciente – di Enzo Coniglio

renzi cop

Si fa fatica ad esprimere un giudizio negativo sul Presidente del Consiglio, Matteo Renzi e per delle ragioni molto semplici: è un giovane determinato nell’impegno politico, dinamico, orgoglioso, dotato di buone capacità comunicazionali e, cosa non meno importante, non è un ladro. Cosa vogliamo quindi addebitare a questo giovanotto  toscano che lavora dalla mattina alla notte?

Ne faremmo quindi volentieri a meno se non fossimo costretti da argomentazioni che afferiscono alla salvaguardia del nostro Paese – e cioè dei nostri figli –  in questo momento particolarmente delicato della sua storia. Il tallone di Achille,  o  se preferite il corto circuito, nasce da una errato concetto di orgoglio nazionale, da una  valutazione errata delle nostre capacità di intervenire con successo a livello internazionale e soprattutto da una inadeguata lettura dello scacchiere internazionale all’interno del quale dovremmo operare.

Ma abbandoniamo il campo ambiguo delle affermazioni generiche e addentriamoci nei fatti che ci riguardano direttamente iniziando dalla attuale situazione della Libia, ex colonia italiana, ex feudo indiscusso di Mu’ammar Ghaddafi, oggi in stato di totale anarchia causata da centinaia di tribù in rivolta e divisa militarmente almeno in due fazioni rivali: quelle di Tobruk e di Tripoli. Non è esagerato affermare che migliaia di chilometri quadrati  sono in mano a bande rivali e prive di un minimo controllo amministrativo e politico. In questo guazzabuglio paludoso,  trovano terreno fertile sia i mercanti di morte  che trafficano senza scrupoli su persone disperate in fuga dal loro Paese in guerra o in assoluta povertà, sia le squadre  del cosiddetto Stato Islamico che hanno deciso di annettere questo territorio percorso nel sottosuolo da enormi giacimenti di petrolio, in parte controllati dalla nostra ENI.

Una anarchia prodotta in seguito alla guerra contro il regime di Ghaddafi – ucciso il 25 ottobre 2011- voluta dalla Francia e da altri Stati occidentali tra cui l’Italia, all’interno del comando NATO.  E’ stata una scelta opportuna? Il Telegraph riferisce di due drammatiche telefonate del Colonnello al Primo ministro britannico Tony Blair il 25 febbraio 2011 con le quali lo mette in guardia che: “i jihadisti hanno come obiettivo quello di controllare il Mediterraneo e attaccare l’Europa”.  

Oggi tutti gli analisti concordano che è stato un grave errore attaccare e distruggere Ghaddafi e il suo governo senza aver prima definito il “dopo Ghaddafi”, cioè quale forza libica avesse potuto assicurare un profondo cambiamento democratico del Paese. Lo stesso errore compiuto da George W. Bush in Iraq con Saddam Hussein.   Due errori madornali che stiamo pagando a carissimo prezzo ancora oggi.

Ed è in questo contesto che prefigura uno scenario di  terza guerra mondiale- unitamente ad altri elementi militari, economici e politici a cui ha fatto riferimento in diverse occasioni lo stesso Papa Francesco e che da oggi oggetto di approfondimento da parte della prestigiosa rivista di geopolitica “Limes” – che si inserisce la richiesta di Matteo Renzi di affidare all’Italia la guida di una coalizione bellica contro la Libia.

Una pura follia se anche gli Stati Uniti riconoscono che un intervento diverso da quello della Intelligence è da considerarsi estremamente pericoloso e praticamente ingestibile dopo il primo periodo, esattamente come dimostra l’esperienza maturata nei due interventi precedenti in Libia e in Iraq.

Per correttezza e completezza di informazione, dobbiamo ricordare che Matteo Renzi si rende conto della difficoltà della impresa e in parte frena la decisione di intervento e lo condiziona alla creazione preliminare di un unico governo nazionale libico appoggiato dalle Nazioni Unite. Ma chi si occupa di questioni belliche e in particolare della situazione mediterranea e medio orientale, si rende conto che la situazione possa sfuggire facilmente di mano e ci si possa trovare facilmente impelagati in una guerra dalle conseguenze devastanti soprattutto per un Paese che ha ben altri gravissimi problemi e che non è affatto preparato ad un evento del genere.

L’Italia non deve assolutamente pensare di guidare una coalizione del genere.

L’Italia e gli Italiani sono già in guerra contro la miseria,  la povertà e le diseguaglianze che colpiscono  la nostra generazione e quella di nostri figli. Ce ne abbiamo abbastanza. Oltretutto i nostri saggi Padri Costituenti hanno dichiarato a chiare lettere nella nostra Costituzione che l’Italia rigetta la guerra come strumento di aggressione.

Se proprio Matteo Renzi ci tiene a passare alla storia come un grande condottiero, si metta a capo della crociata europea che chiede la fine della politica del rigore e l’inizio di una seria promozione del lavoro e degli investimenti produttivi. Ma non pensi di distogliere lo sguardo dai problemi reali con il mito catastrofico di una nuova guerra libica a guida italiana!

(Enzo Coniglio)

 

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