domenica, Aprile 28, 2024
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“SENSAZIONE FEDERICO II, OVVERO CRONACA DI UN POMERIGGIO INTRISO DI POESIA”

Qualcuno diceva che “fare poesia significa pizzicare le corde del cuore, e farne con esse una musica”. Niente di più vero, soprattutto se quest’ultima è accompagnata dalla musica, dal canto e dalla danza. Il tutto incorniciato da poetiche immagini della nostra bellissima terra. Ed è ciò a cui abbiamo assistito ieri pomeriggio, presso l’aula magna del Liceo scientifico “Archimede”, durante l’incantevole performance “Sensazione Federico II”, scritta e diretta da Mario d’Anna, da molti conosciuto come Mad. Sì, proprio lui, il libero navigatore, perennemente “in direzione ostinata e contraria”, testardamente libero e mai prono a qualunque potere, politico o religioso che sia, pronto a scrivere sempre il proprio libero pensiero su qualunque questione. Quel Mad lì, abbiamo scoperto ieri sera, è anche capace di scrivere un monologo su Federico II di Svevia, intriso di un lirismo capace di traghettare l’ascoltatore, qualunque ascoltatore, anche il meno navigato sulla vita del celebre Hohenstaufen, verso luoghi remoti, verso una Sicilia che ospitò la prima vera scuola poetica alla sua corte palermitana, divenendo madre della futura lingua italiana.

Una Sicilia al centro del Mediterraneo, crocevia di culture (greca, latina, germanica, araba ed ebrea), religioni, lingue e arti: “Quella terra di odori aspri, di luoghi del pensiero, dello slancio verso la bellezza, la poesia, i dubbi, la ricerca, la lingua e le culture”. Federico II, lo “stupor mundi” del mondo medievale, uomo coltissimo e raffinato, solo un sogno aveva: unire terre, popoli e culture. Venne, tuttavia, contrastato dalla Chiesa -della quale cercava di limitare il potere temporale- che lo scomunicò per ben due volte, definendolo l’Anticristo. “Il mancato dialogo fra le culture rimane il più grande ostacolo alla felicità”, per l’appunto, niente di più vero e fortemente attuale!

Ecco, questa è stata l’atmosfera nella quale siamo stati accompagnati ieri sera, attraverso la lettura del monologo da parte di Domenico Platania, le coreografie di Alosha Giuseppe Marino, il canto, nonché la musica di Simona Colonna e le immagini di Mario Vasta (Petra Sappa).

Un viaggio nella mente e nel sogno di un uomo che credeva nel dialogo e nella fusione delle culture e che in tempi come i nostri, dove si vogliono erigere muri, creare confini, preservare nazionalismi, rappresenta un grande monito a non aver paura ad accogliere, ad accettare la diversità, a credere sempre nel dialogo come unico, grande mezzo per preservare la pace tra i popoli.

(Valeria Musmeci)

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