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giovedì, Maggio 2, 2024
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Si, siamo strani. Mia madre il mare, mio padre il cielo. Caro sindaco Alì…

ACIREALE – Scrive il sindaco Stefano Alì: “Questa è una città strana, nei fine settimana e nei festivi di dicembre sono stati aperti in maniera straordinaria i nostri tesori: la pinacoteca, il museo dei pupi, quello delle uniformi. Abbiamo chiesto ai dipendenti comunali un impegno straordinario. È ancora poco? Sicuramente. Si potrebbe pubblicizzare meglio? Sicuramente. Ma mi chiedo se ad Acireale prevalga l’orgoglio per ciò che possa offrire la nostra città o denigrare a prescindere. Perchè non pubblicizzare ciò che di bello offre la nostra città? Non lo offro io, lo offre Acireale.”

Io penso questo.

Questa è una città strana. Si è stranissima dal momento in cui tutta l’autoincoronata intellighenzia è stata sempre contigua al potere, accovacciata all’ombra dei campanili, sempre pronta a “leccar le ossa al più ricco e ai suoi cani”.

Ma come sono stati aperti “in maniera straordinaria” le ricchezze acesi e non siamo grati al gran Visir? Ovviamente stiamo parlando di una “maniera straordinaria” di aprire tre luoghi che ci ostiniamo a considerare arte. Certamente interessante per la memoria musei e pinacoteche ma sicuramente l’arte è ben altra cosa, in questo caso siamo di fronte, ad essere gentili, ad arte minore. Non credo che nei libri di storia dell’Arte si sia mai spesa una sola parola per le incontenibili ricchezze acesi.

Sono luoghi interessanti in particolare la Zelantea e il museo dei Pupi ma sono anche luoghi che certamente hanno un impatto relativo per quel che riguarda la cultura e l’arte nazionale e internazionale. In compenso però siamo strani perché abbiamo qualche remora nel pensare che in tredici dopo mesi di silenzio aprono per qualche ora quattro delle tante chiese acesi. Una sola parola sul Presepe Settecentesco neanche sotto tortura; quel luogo naturale e straordinario è stato dimenticato così come è stata dimenticata l’umiltà che è l’ insegnamento fondante del cristianesimo.

Ed ecco che allora gli ingrati non sono solo strani ma anche privi di orgoglio per l’acesità. Personalmente sono un uomo senza confini e mi sento cittadino del mondo, mia madre il mare, mio padre il cielo ma se volessi rientrare nello schema dell’orgoglio acese (prima gli acesi?) allora penso che esistono dimensioni di sofferenza nella nostra città che non vengono mai affrontate e non perché si è orgogliosi ma perché la voce di quelli “strani” è stata sempre messa nel bidone della spazzatura, ci si è sempre circondati da orde di personaggi autoreferenziali privi di ogni creatività urbana, privi di sogno, privi di coraggio.

Si sono strano e nella mia incapacità a sentire l’orgoglio del campanili ringrazio il cielo di essere un uomo libero, indipendente e con una visione globale che va oltre oltre il campanile. Abbiamo, invece, una strana borghesia al potere, quella che riesce benissimo a cantare lamenti e poi fare sempre di testa propria ed anche abbastanza a casaccio. Vi hanno eletti con un’elezione che non doveva esserci e adesso ci chiamate strani perché riusciamo (con grande difficoltà) ad avere, custodire e nutrire un pensiero critico. 

Voi dei peones non sapete nulla e non saprete mai quanta fatica, erudizione e studio c’è dietro il pensiero mondialista e l’analisi critica. Si, sono strano e ne vado fiero, voi tenetevi i cortigiani pronti a versarvi un boccale di vino al veleno al momento opportuno.

P.S. Monsieur Alì strano è chi fa transitare le autovetture in centro insieme a Babbo Natale. Strano è questo modo di vedere la città. Si fidi.

(mAd)

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