Romanzo pubblicato nel 1965 senza molto successo, ripubblicato in Italia nel 2012, grazie al passaparola e ai social network è diventato ben presto un bestseller. La vita di William Stoner, figlio di agricoltori, all’età di diciannove anni si iscrive all’università di Agraria, durante un corso di lettere e filosofia, il professore legge il sonetto n. 73 di Shakespeare, e Stoner rimane folgorato.
Dirotta i suoi studi verso la letteratura diventando docente in quella stessa università. Si sposa con Edith, un matrimonio infelice e ha una figlia: Grace. Più in là con gli anni Stoner si innamora di Kaherine, una studentessa, quando la loro relazione viene scoperta Katherine si allontana e Stoner è costretto ad affrontare lo scandalo. Stoner muore nel 1956 all’età di sessantacinque anni. Una vita ordinaria, banale, a tratti avrei avuto voglia di schiaffeggiarlo per la mancanza di polso e carattere. Ma la forza del libro sta proprio qui; Stoner è un perdente, diciamolo pure … ma lo è perché crede nei suoi ideali, che lo porteranno a una vita piatta e senza interessi se non per i suoi libri. Bellissime le ultime pagine, un finale tenero e poetico. “… Deve ricordare chi è e chi ha scelto di essere, e il significato di quello che sta facendo.
Ci sono guerre, sconfitte e vittorie della razza umana che non sono di natura militare e non vengono registrate negli annali della storia. Se ne ricordi, al momento di fare la sua scelta”.
(Daniela Torrisi)