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ACIREALE, ECONOMIA E BANCHE – I CONTI NON TORNANO

Ad Acireale sono presenti nel territorio venti sportelli bancari. In tutte queste banche il volume di depositi per il 2012 è stato di 495 milioni di euro per un impiego di 667 milioni di euro. Dal totale di 667 milioni di euro ben 250 milioni sono relativi a mutui per la casa quindi denaro che non viene imesso all’interno di un circuito produttivo. Ovvero non viene reinvestito. Infatti il rapporto depositi/impieghi è al 134%, una percentuale che dimostra inequivocabilmente alcuni dati degni di attenzione e di analisi.
Questi dati, infatti, mettono chiaramente in luce la forte propensione al risparmio dagli acesi insieme ad una quasi totale assenza di attitudine agli investimenti. Gli investimenti, quindi, si fermano alla soglia di 367 milioni di euro.
Misterbianco, ad esempio, a fronte di 190 milioni di depositi ne impiega 425 milioni ovvero il 223%.
Questi dati dimostrano inequivocabilmente quanto sia scarsa la cultura imprenditoriale nella città di Acireale. Una classe imprenditoriale che dai numeri sembra essere completamente impreparata agli investimenti in grado di mantenere cicli produttivi aperti (che non si fermano ma continuano a produrre ricchezza e lavoro) ma che, spesso, si adagia all’interno di dinamiche improduttive come ad esempio la costruzione di immobili dove, appunto, il ciclo si interrompe appena le costruzioni si completano.
Va anche detto che alcuni imprenditori stanno accorgendosi della urgente necessità di diversificare l’investimento e di spostare la loro dinamica produttiva dal “ciclo chiuso” ad un ciclo produttivo aperto.
E’ evidente che il moto nascente che ha prodotto questi indici così bassi di investimento produttivi aperti è stato anche determinato dalle crisi che si sono succedute con ritmo vertiginoso nei confronti di quei settori che, invece, producevano investimento a ciclo dinamico.
L’agrumicoltura, il terziario, l’edilizia, il turismo sono settori produttivi che investiti dalla crisi non hanno saputo darsi tempi e modi rapidi di riconversione. Questi settori, che prima riuscivano a muovere investimenti ed a proporre dinamiche d’investimento flessibili e aperte, sono stati incapaci a riconvertirsi o a differenziare. Non hanno avuto più la capacità di “moltiplicare il denaro” ma, al contrario la loro esposizione con le banche è, via via, cresciuta.
Al 31/12/2005 ad Acireale vi erano 24 sportelli bancari, i depositi erano di 407 milioni di euro e gli impieghi 506 milioni di euro. Come si può facilmente notare gli impieghi (investimenti produttivi) erano sempre con percentuali bassissime. Nel 2012 gli sportelli bancari si sono ridotti a 20, i depositi sono stati di 494 milioni di euro e gli impieghi 667 milioni. Diminuiscono gli sportelli bancari e la percentuale di impiego è tra le più basse per centri come Acireale (per dimensione e collocazione geografica).
Davanti a depositi (che sono in testa per la provincia di Catania) non corrisponde un significativo impiego delle somme depositate. Segno evidente che parte significativa della liquidità non viene reimmessa sul mercato produttivo.
Ed allora cosa ne possiamo trarre da questi dati?
1) Una classe imprenditoriale che ha sempre investito con dinamiche produttive chiuse. (Appena finisce l’operazione imprenditoriale finisce il circolo virtuoso del reinvestimento); 2) Una difficoltà da parte degli imprenditori a differenziare e, se è il caso, a riconvertire; 3) Una sempre maggiore esposizione verso le banche; 4) Una sempre maggiore “sofferenza” delle banche nel recuperare i prestiti e i mutui; 5) Una forte crisi occupazionale; 6) L’assenza di creatività imprenditoriale.
(dati Banca d’Italia)

I dati mettono in luce la forte propensione al risparmio degli acesi e totale assenza di propensione agli investimenti, infatti il rapporto depositi impieghi è al 134% compreso, tra gli impieghi, la erogazione di mutui concessi per l’acquisto di immobili destinati ad abitazione (circa 300 milioni) per cui gli impieghi verso gli investimenti si riducono a 367 ml, quindi in difetto rispetto agli impieghi. si consideri che Milano ha un rapporto del 300% degli impieghi rispetto ai depositi.

Per restare in Sicilia, vedi Misterbianco che a fronte di 190ml ne impiega 425 (siamo al 223%), nella provincia la più forte.
Questo dimostra quanto scarsa sia la nostra cultura imprenditoriale impreparata di fronte alla realizzazioni di investimenti in grado di mantenere i cicli produttivi aperti, diversamente dalla costruzioni di immobili laddove il ciclo produttivo si interrompe appena la costruzione sarà completata. Quindi forti operazioni in borsa con gravi perdite ma assoluta ALLERGIA nel confluire i risparmi verso la economia produttiva detta REALE

Consigliato la visione http://www.youtube.com/watch?v=BqN1YRDcsRI di Seba Ambra

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