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giovedì, Maggio 2, 2024
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Acireale – Ufficio del lavoro, dentro il girone della speranza perduta.

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Cerchi un lavoro, perdi il lavoro, sei alla prima occupazione, devi essere inserito in un corso di aggiornamento o di prima occupazione, devi rinnovare, firmare moduli, richiedere, spingere, attendere e attendere e attendere.

Sin dalle prime ore del mattino tanti acesi si recano all’ufficio del lavoro e restano dietro una porta in attesa di essere chiamati, in attesa di “sistemare” la burocrazia di chi cerca lavoro. Una via crucis piena di carte e moduli online e cartacei, una storia che invece di semplificarsi si complica, le mattinate volano via tra i mugugni, tra la folla, al caldo, al freddo… sempre.

Sono le giornate dei disoccupati di lunga data, di insegnanti che non hanno avuto incarichi, di giovani che si accingono a dichiararsi “disponibili al lavoro”. Sono le giornate perdute nell’attesa di un riscontro, nel vago pensiero che prima o poi qualcosa accada, che la situazione si sblocchi, che arrivi una buona chiamata, un luogo dove andare a lavorare, un modo come portare avanti la famiglia, un modo come stare dentro la macchina burocratica della disoccupazione.

Intanto si attende tra la folla, il silenzio, la rabbia monta, le file si allungano malgrado i dipendenti si diano un gran da fare per soddisfare tutte le esigenze. Le liste di attesa per essere ricevuti sono improvvisate, sono pezzi di carta con dei nomi, tanti nomi che continuamente si aggiungono agli altri, le mattinate scorrono lente, il disoccupato ha tempo da perdere ed ha anche tanta rabbia in corpo.

L’organizzazione meridionale dell’attesa è la ciliegina sulla torta che infarcisce il sentimento buio della ricerca di un’occupazione, ci si guarda intorno, alcuni si conoscono perché si ritrovano mensilmente a portare altri documenti e rinnovare quelli scaduti. Una scia di speranze e illusioni, pensieri e fatalità e destini si incrociano sotto il sole, davanti alla targa dell’ufficio del lavoro, una targa che sa tanto di ultima spiaggia e di derisione. Fila, caldo, attesa e il tempo passa mentre si digita sul computer il numero di pratica, il numero online che serve ad alimentare la speranza, a non perdere neanche l’ultima possibilità. Il tempo passa e si resta indietro e la lista si allunga.

Immergersi in questo mondo è un viaggio dentro il girone della speranza perduta, è una modalità che consiglieremmo a tutti i politici di vivere almeno una volta nella vita. Stare dentro le problematiche della disoccupazione, dentro i bisogni reali della gente  così da poter zittire tutti quelli che ancora si ostinano a pensare e a parlare della fine del tunnel.

(mAd)

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