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martedì, Maggio 7, 2024
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BREVI CONSIDERAZIONI A MARGINE DELLE ANNUNCIATE DIMISSIONI DEL SINDACO DI ROMA di Nando Gambino

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Era sindaco Alemanno e, trovandomi a Roma, chiesi ad un amico romano “doc”, genericamente di destra, un giudizio su quel sindaco. Mi fu riferito che, rispetto ai precedenti sindaci, aveva amministrato meglio la città, almeno tentando di renderla migliore. Anni dopo, era sindaco Marino, e, sempre trovandomi a Roma, incontrando un vecchio amico, sempre genericamente di destra e lì da tempo abitante, gli chiesi un giudizio su questo ultimo sindaco. Mi rispose che, con Marino, Roma, seppure male amministrata, aveva acquistato qualcosa di positivo rispetto alla precedente amministrazione di Alemanno. I due giudizi, provenienti da persone diverse, ma dello stesso orientamento politico, contrastavano. Esattamente come contrasta (o, meglio, contrastava) il mio giudizio su Ignazio Marino nella sua veste di parlamentare e nella sua veste di sindaco. Ebbi una spontanea simpatia nei suoi confronti quando, da parlamentare, egli sollevò il problema delle condizioni inumane degli ospedali psichiatrici giudiziari. La sua battaglia, probabilmente, fu determinante nella decisione di abolire detti famigerati OPG. Una netta avversione al comportamento di Marino, quale sindaco, l’ho avuta nel momento in cui ha patrocinato il pride gay, ma non il Movimento per la Vita, e nel momento in cui, pressato dalle recenti accuse provenienti da varie parti, ha cercato di sviare l’attenzione da sé per proiettarla sul nemico di sempre: “La destra torni nelle fogne” ha ritenuto fosse la sua frase-valvola di sicurezza. Ma, allo stato, sembra che tale frase non sia risultata magica.

Vivo ad Acireale e non a Roma. Le notizie che ho sono di seconda o terza mano. So quello che mi propinano i mezzi di informazione, che cerco, per quanto mi è possibile, di elaborare. Marino, per una certa destra, è un diavolo; per una certa sinistra, è un angelo. Non so, in verità, se la sindacatura di Marino sia migliore di quella che fu di Alemanno o di quello precedente, ma so che la logica che sta alla base della elezione di tutti questi sindaci è la stessa: la lottizzazione del potere. E ciò, forse, è inevitabile nel momento in cui si ha possibilità di essere eletto sindaco solo se si tesse una rete tra partiti, associazioni, movimenti etc. all’insegna non solo dell’inevitabile e, a volte, auspicabile compromesso, ma anche della spartizione dei vari centri di potere all’interno dello stesso unico potere. Spartizione che deve avvenire con equilibrio tra i vari beneficiari, pena la caduta del sindaco dal piedistallo; caduta che può essere silenziosa o fragorosa. E, con le annunciate dimissioni nella riserva di ritirarle, probabilmente Ignazio Marino non avrà messo in atto un comportamento schizofrenico, bensì avrà voluto inviare un messaggio subliminale o meglio un messaggio meglio decifrabile solo dai suoi “amici”: nel caso che venga abbandonato, “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Non c’entra nulla il centro destra o il centro sinistra, oggi perfettamente sovrapponibili ed interscambiabili. E Roma, come ogni altra città, può tentare di risollevarsi guardando né al centro destra né al centro sinistra. Né Destra né Sinistra. Roma, alle prossime elezioni, guardi agli uomini che stanno fuori dagli schematismi e dalle logiche spartitorie.

(Nando Gambino)

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