Girovagando sulle bacheche Facebook degli amici, leggendo qua e la, ovvero facendomi un po i fatti degli altri, sorridendo alle battute e rimanendo perplesso su eventi negativi, mi sono ricordato, imbattendomi in un post di un’amica “virtuale” che dovrò prima o poi affrontare seriamente uno studio approfondito ed articolato per potere finalmente capire, a fondo e in tutte le sue sfaccettature,il significato della frase “andarsi a prendere un caffè”.
Se nel gergo commerciale, andare a prendere un caffè, significa dirimere qualche intoppo o portare avanti ed eventualmente concludere una trattativa, o cercare una dilazione nei pagamenti, nel gergo pseudomafioso significa un segnale di pace o un deterrente per iniziare una lite o una guerra di clan o appianare un malinteso tra due focosi contendenti.
Ma sull’andare a prendere il caffè, dovrò capire e individuare esattamente il punto di confine, la linea di demarcazione tra l’uomo moderno e l’uomo rimasto al Paleolitico, per quanta riguarda il rapporto umano, di relazione sociale, tra un uomo e una donna. Per me e per la totalità degli uomini civilizzati, andare a prendere un caffè significa quello che si intende in senso stretto, ovvero recarsi in un bar, in apparenza dignitoso, ordinare un caffè, ovvero l’infuso di una bacca originariamente proveniente dall’Etiopia e poi diffusasi in tutto il globo terracqueo, quello fatto con la macchina espressa, messo in tazzina e portato al tavolo da un cameriere, caldo, fumante e sprigionante aroma intenso; per l’uomo preistorico, ho scoperto e ne ho sempre più la conferma, invece, invitare una donna a “prendere un caffè”, fa parte di un complesso ed articolato rituale della riproduzione, di salvaguardia della specie: per essere più precisi è esattamente quel momento che immediatamente precede l’accoppiamento sessuale e, meraviglia delle meraviglie, spesso e volentieri, senza neanche passare da un bar.
(santodimauro)